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Cronaca

Castelrosso, furto in villetta: famiglia chivassese costretta a rientrare in fretta dalle vacanze

Ladri scatenati nel Chivassese, aumenta l’esasperazione per la mancanza di controlli sul territorio

Castelrosso, furto in villetta

Castelrosso, furto in villetta: famiglia chivassese costretta a rientrare in fretta dalle vacanze

I ladri hanno colpito ancora. Questa volta a Castelrosso, dove una famiglia di Chivasso in vacanza si è vista costretta a rientrare in fretta dopo aver appreso del furto nella propria villetta. Lo spiacevole evento si è verificato ieri sera (ndr 2 agosto). L’ennesima serata rovinata, l’ennesima porta forzata, l’ennesimo rientro in una casa violata. È accaduto ieri, in un tranquillo angolo di periferia che tranquillo non è più. I ladri si sono introdotti approfittando dell’assenza prolungata dei proprietari, proprio come succede spesso durante l’estate, quando le abitazioni si svuotano e i quartieri diventano bersagli facili.

Nonostante sistemi di videosorveglianza e impianti d’allarme, i malviventi hanno agito indisturbati. Perché, ormai, non basta più un antifurto a fermare chi ha fatto del furto il proprio mestiere. Le segnalazioni si moltiplicano: nelle ultime settimane, sono diversi i casi registrati nel territorio chivassese, da Torassi a Castelrosso, passando per la zona di Betlemme e per la cintura più esterna. Ma i furti non si fermano qui: si allargano a San Benigno, Brandizzo, Crescentino, come se nessun confine valesse più qualcosa.

E la domanda, ancora una volta, è la stessa: dove sono i controlli? Dove sono gli occhi delle istituzioni quando servono davvero? Chi vive in periferia ha forse meno diritto alla sicurezza di chi abita in centro? Il silenzio delle autorità è assordante, mentre le famiglie partono con l’ansia e tornano con la rabbia. C’è chi non parte affatto, per paura di lasciare la casa vuota. C’è chi rientra e trova finestre divelte, cassetti rovesciati, oggetti rubati, ricordi spezzati.

Il dato di fatto è uno solo: i furti aumentano nei mesi estivi. È un fenomeno noto, ciclico, prevedibile. Eppure, ogni anno ci si ritrova punto e a capo, come se nessuno avesse imparato nulla. A pagare sono i cittadini, quelli che lavorano tutto l’anno per potersi concedere una vacanza, e che tornano a casa trovando il proprio spazio devastato. Non è solo una questione di refurtiva: è la violazione della privacy, è la paura che resta anche dopo aver sistemato tutto.

I sistemi di sicurezza non bastano. Le telecamere non fanno paura a nessuno, se non c’è chi le guarda. Gli allarmi suonano nel vuoto, se non c’è chi interviene. Serve una presenza costante, visibile, efficace sul territorio. Serve che chi ha il compito di garantire la sicurezza lo faccia davvero, senza aspettare che sia troppo tardi.

Perché vivere a Chivasso non dovrebbe significare dover scegliere tra qualche giorno di vacanza e la certezza di trovare la casa com’era. E invece, ogni estate, si ripete lo stesso copione. Con una differenza: ogni volta ci sono più vittime, più rabbia, più sfiducia. E meno parole credibili.

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