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Cronaca

In coma a 14 anni, il fegato spappolato dal caldo. Ma Torino l’ha salvato

Affetto da anidrosi, non poteva sudare. Durante un’escursione in Grecia il suo corpo ha ceduto: 42 gradi di febbre, coma, insufficienza epatica. Un volo sanitario, un trapianto in super-urgenza alle Molinette, e ora il miracolo: è sveglio. Vivo

In coma a 14 anni, il fegato spappolato dal caldo. Ma Torino l’ha salvato

In coma a 14 anni, il fegato spappolato dal caldo

Era in coma, il corpo devastato dalla febbre, il fegato distrutto, il cuore della madre spezzato. Un ragazzo greco di 14 anni, colpito da una gravissima insufficienza epatica acuta da colpo di calore, è stato salvato grazie a un trapianto di fegato in super-urgenza nazionale, eseguito alla Città della Salute e della Scienza di Torino – presidio Molinette.

Il giovane soffre di anidrosi, una rara malattia congenita che impedisce al corpo di produrre sudore. Questo lo rende vulnerabile a ogni aumento della temperatura. Durante un’escursione nei dintorni di Ioannina, nel nord della Grecia, il suo corpo ha smesso di regolare il calore. La temperatura interna è salita a 42 gradi. È svenuto. Poi il coma.

I compagni hanno chiamato subito i soccorsi. I sanitari, giunti sul posto, hanno provato a raffreddarlo con impacchi d’acqua e ghiaccio. Ma la situazione è precipitata. Portato nel centro medico più vicino, poi trasferito d’urgenza all’ospedale di Ioannina, il ragazzo è stato intubato e, una volta stabilizzato, trasportato nella terapia intensiva pediatrica di Patrasso.

Qui, nelle successive 36 ore, i medici hanno osservato una rapida e drammatica compromissione del fegato: è comparso un forte ittero, accompagnato da un grave deterioramento della coagulazione regolata dal fegato. Il coma non si è mai interrotto. La diagnosi è stata chiara: insufficienza epatica acuta severa da colpo di calore.

A quel punto, i medici greci hanno contattato l’Hellenic Transplant Organization di Atene, attivando il protocollo di collaborazione con l’Italia per il trapianto di fegato. La richiesta è stata ricevuta dal Centro Nazionale Trapianti, diretto dal dottor Giuseppe Feltrin, che ha allertato i Coordinamenti Regionali dei Centri trapianto fegato pediatrico che collaborano con la Grecia.

A Torino, il professor Renato Romagnoli, Direttore del Centro Trapianti Fegato e del Dipartimento di Chirurgia e Trapianti della Città della Salute, ha immediatamente accettato la richiesta, trasmessa dal Centro Regionale Trapianti del Piemonte e Valle d’Aosta, diretto dal dottor Federico Genzano. Si è attivata una macchina sanitaria complessa ed efficiente.

Tramite il Coordinamento del CRT e il Servizio di Emergenza Sanitaria 118 Piemonte, è stato predisposto un volo sanitario dedicato. Il ragazzo è arrivato all’aeroporto di Torino Caselle accompagnato da un rianimatore greco e dalla madre. Da lì, è stato trasferito alle Molinette con un’ambulanza del 118, assistito da un’équipe medica del Dipartimento di Anestesia, diretto dal dottor Maurizio Berardino.

Appena arrivato, e per tutta la notte, il ragazzo è stato sottoposto a esami approfonditi per valutarne la trapiantabilità. Fondamentale l’intervento della neurologa dottoressa Elisa Montalenti, che ha richiesto una risonanza magnetica encefalica per escludere danni cerebrali irreversibili.

Con gli esami pronti, la dottoressa Maria Torrani, gastro-epatologa del team diretto dalla dottoressa Silvia Martini, ha dato l’indicazione clinica all’inserimento nella lista d’attesa italiana per trapianto epatico in super-urgenza nazionale.

Le prime 24 ore sono trascorse senza alcuna offerta di organo compatibile. Il professor Romagnoli, a quel punto, ha cominciato a valutare anche donatori con gruppo sanguigno non compatibile. Ma la buona sorte ha voluto che, nella seconda giornata di attesa, fosse segnalata – proprio in Piemonte – la disponibilità di un donatore compatibile per gruppo sanguigno, dimensioni e qualità. A identificarlo è stato il Coordinamento Regionale Prelievi, diretto dalla dottoressa Anna Guermani.

Nel frattempo, il ragazzo era ricoverato presso la Rianimazione Centrale delle Molinette, gestita dal dottor Antonio Toscano, dove veniva dializzato sotto la supervisione dei nefrologi del professor Luigi Biancone.

Dopo meno di 60 ore dall’arrivo in Italia, il ragazzo è stato portato in sala operatoria. L’intervento, il numero 4300eseguito dal Centro Trapianti Fegato torinese, è durato dieci ore. A guidarlo, il professor Romagnoli con la sua équipe medico-infermieristica. L’operazione ha richiesto particolare attenzione per evitare sanguinamenti e manovre che potessero compromettere la stabilità della pressione e della circolazione cerebrale del paziente.

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Il trapianto è riuscito perfettamente. Il fegato trapiantato ha mostrato una ripresa funzionale immediata, scongiurando il decesso.

Oggi, il ragazzo è estubato, sveglio, e si trova ricoverato nell’Area Semintensiva del Centro Trapianto Fegato delle Molinette. Sta mostrando un progressivo recupero neurologico. È salvo. E sta tornando alla vita.

“Una volta di più il Sistema Trapianti della Regione Piemonte si conferma ai vertici italiani ed europei – ha dichiarato Federico Riboldi, Assessore alla Sanità della Regione – con un trapianto di fegato pediatrico di eccezionale difficoltà tecnico-organizzativa. Anche per questo la Giunta Regionale ha deciso di nominare il professor Romagnoli quale Coordinatore Regionale Trapianti di Piemonte e Valle d'Aosta.”

“Una storia a lieto fine che ancora una volta diventa esempio delle eccellenze della nostra Città della Salute e della Scienza a livello europeo – ha aggiunto Thomas Schael, Commissario della CDSS – e del valore dei nostri operatori. Ennesima conferma di quanto CDSS meriti il ruolo di IRCCS Trapianti. Un modello di ospedale di terzo livello, che verrà esportato nel nuovo Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione. Un doveroso ringraziamento al donatore e alla sua famiglia, che hanno reso possibile questo miracoloso trapianto.”

Dietro ogni salvataggio come questo, ci sono scelte rapide, mani esperte, sistemi che funzionano. Ma soprattutto, c’è un dono. Quel fegato compatibile arrivato in tempo ha un nome, una storia, una famiglia che ha saputo trasformare il dolore in speranza. E ha ridato la vita a un ragazzo che adesso può tornare a sognare.

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