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Cronaca
01 Agosto 2025 - 22:05
Spintonata, insultata, umiliata: avvocata aggredita in stazione da un controllore
È una mattina come tante, forse anche peggiore: calda, frenetica, caotica. I binari di Torino Porta Nuova brulicano di passeggeri, valigie, voci, sudore e confusione. I treni per il mare, già carichi all’inverosimile, sono sorvegliati da personale di sicurezza e controllori inflessibili. Ma in mezzo a quella massa umana, c’è una donna sola, che non chiede un privilegio, solo ascolto. Il suo nome è Paola Stringa, avvocata torinese. E quello che le succede – davanti a tutti – ha un nome preciso: aggressione.
“Sono stata spintonata, insultata, offesa. Sono crollata. Ho avuto una crisi di panico. E ora denuncio tutto”, scrive poche ore dopo su Facebook, la voce ancora spezzata dal trauma. Un post lucido, dettagliato, feroce nella sua verità. Un grido civile che inchioda un sistema dove le regole vengono applicate come manganelli, senza umanità, senza discernimento, senza rispetto.
È l’8:20. Stringa deve raggiungere Ceva per lavoro. Tenta di acquistare il biglietto per il treno delle 8:25 diretto a Ventimiglia, ma i “treni del mare” sono pieni. Contingentati. Il sistema non permette più prenotazioni. Acquista quindi il biglietto per il convoglio successivo. Ma prima prova a chiedere. Supera i tornelli, si avvicina al marciapiede. Avvicina il primo controllore, gli espone la situazione con calma, educazione. Chiede se – date le circostanze – sia possibile salire ugualmente.
La risposta è la violenza.
“Mi ha risposto con tono arrogante – racconta –. Gli ho spiegato che dovevo andare a Ceva, che avevo già acquistato il biglietto per il treno successivo. Ho chiesto, gentilmente, se potevo parlare con il capotreno. Ma non me ne è stata data possibilità. Invece, sono stata spintonata. Mi ha messo le mani addosso. Mi ha detto di stare alla larga. Ma era lui che mi stava allontanando fisicamente, spingendomi. Io sono rimasta ferma. Gli ho detto: ‘Aspetterò qui il capotreno’. E lì è andato fuori di sé”.
Secondo il racconto dell’avvocata, l’uomo avrebbe continuato a rivolgersi a lei con toni minacciosi, pieni di disprezzo. “Mi ha dato della stupida. Ha fatto commenti sul mio aspetto fisico. Mi ha detto: ‘Ma pensi un po’, se lei a 50 anni deve fare queste cose’. Io sono rimasta zitta. Non ho reagito. Ero immobile, in silenzio, circondata da altre persone che volevano salire sul treno. Ma lui ha continuato a fissarmi come fossi un pericolo pubblico”.
Quando arriva il capotreno, l’epilogo surreale: “Il controllore mi impedisce di parlare. Prende la parola per me, spiega lui la situazione al capotreno. Mi delegittima, mi zittisce, mi etichetta. Io non sono più una persona, sono una minaccia da allontanare. Una donna ‘scomoda’, da isolare, da ridurre al silenzio. E tutto perché? Perché ho osato chiedere”.
Terminato l’incubo, Stringa si allontana. Ma il corpo non regge più. La mente nemmeno. Crolla. “Sono rimasta mezz’ora in biglietteria, in preda a una crisi di panico. Tremavo. Mi mancava il fiato. Sono stata aggredita. Non voglio attenuanti. Non è stato solo un diniego, è stata una violenza”.
E adesso, lo dice senza esitazioni: presenterà querela. Una denuncia per aggressione, per oltraggio, per abuso di potere. Una denuncia per tutte le volte in cui chi applica le regole lo fa senza umanità. Una denuncia che è un atto civile, contro l’arroganza, contro il potere cieco.
La replica di Fs Security: “Nessuno spintone, nessun insulto”
In una nota diffusa poche ore dopo, Fs Security, la società che gestisce la sicurezza in stazione e a bordo, nega tutto: “Siamo dispiaciuti per quanto raccontato dalla viaggiatrice e abbiamo già avviato verifiche interne. Il personale coinvolto e i colleghi presenti riferiscono di non averla spintonata né insultata”.
Per Fs, si è trattato semplicemente di una giornata di intenso traffico in direzione mare: i controlli a terra sono stati attivati per impedire l’accesso a chi non aveva il titolo di viaggio valido per quel treno. “Non è stato possibile accogliere altre persone a bordo oltre quelle già munite di biglietto”, si legge nel comunicato.
Ma Paola Stringa non ci sta. E non si ferma. “La verità è sotto gli occhi di tutti. Non sono l’unica ad aver visto. Il problema non è il biglietto. Il problema è il rispetto. Il problema è che mi hanno messo le mani addosso. Che mi hanno insultata. Che hanno riso della mia età. Che mi hanno guardata come un’invasata. E che io, in quel momento, ho avuto paura. Una paura vera. Quella di chi non ha più voce”.
“Non lo faccio solo per me. Lo faccio perché certe cose devono finire”, conclude nel suo post. E questa volta, forse, qualcuno ascolterà.
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