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Cronaca
12 Luglio 2025 - 08:41
Contratti di lavoro fantasma, documenti taroccati, migliaia di euro in cambio della falsa promessa di una vita regolare in Italia. È questo lo squallido mercato smascherato dalla Polizia di Stato, che ha dato il via a una maxi-operazione contro l’immigrazione clandestina in 23 province. Risultato: 1.317 stranieri controllati, 167 imprese passate al setaccio e nove arresti.
Dietro le quinte un meccanismo ben oliato, fatto di false attestazioni di soggiorno, finti contratti di lavoro e servizi di intermediazione illecita venduti a peso d’oro. Prezzo? Tra i 1.000 e i 5.000 euro a pratica. A lucrare sulla pelle dei migranti erano gruppi criminali organizzati, che approfittavano delle maglie larghe del decreto flussi, falsificando la documentazione necessaria per entrare o restare nel Paese.
A coordinare l’operazione il Servizio Centrale Operativo (Sco) della Polizia, che ha schierato le Squadre mobili di Bari, Bologna, Cagliari, Caltanissetta, Caserta, Foggia, Massa Carrara, Matera, Milano, Monza Brianza, Piacenza, Prato, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rieti, Savona, Taranto, Terni, Torino, Treviso, Vercelli e Vibo Valentia, con l’appoggio dei Reparti Prevenzione Crimine e degli Uffici Immigrazione delle Questure.
Un’azione ad alto impatto, come viene definita in gergo, che ha colpito nel cuore del business dell’illegalità. Un business che prometteva “regolarità” a chi fuggiva da guerre o miseria, e che invece regalava solo nuove catene.
Il blitz ha colpito soprattutto gli intermediari, quei soggetti che si presentavano come salvatori e invece sfruttavano i migranti per far soldi, agganciando aziende compiacenti o inesistenti pur di completare le pratiche.
Le indagini proseguono: sotto la lente d’ingrandimento ci sono ora le imprese coinvolte, per verificare il grado di complicità o l’eventuale uso inconsapevole dei documenti falsificati.
L’obiettivo dichiarato della Polizia è uno: stroncare alla radice il mercato nero della regolarizzazione illegale, che non solo alimenta reti criminali, ma mina anche la credibilità di strumenti come il decreto flussi, pensati per gestire in modo ordinato l’immigrazione.
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