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Cronaca
07 Luglio 2025 - 16:16
Addio ad Andrea Bruno: l'architetto che ha ridisegnato la storia culturale
Torino perde uno dei suoi grandi protagonisti culturali. È morto a 94 anni, domenica 6 luglio 2025, l’architetto Andrea Bruno, maestro del restauro, artefice di progetti che hanno cambiato per sempre il volto museale della città e non solo. Dietro le quinte, ma mai secondario, ha operato per decenni con lo sguardo rivolto alla storia, alla conservazione, alla trasmissione del patrimonio alle generazioni future.
Nato a Torino l’11 gennaio 1931, Bruno ha fatto della sua città una sorta di laboratorio ideale. A lui si devono il recupero di Palazzo Carignano, oggi sede del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, la trasformazione del Castello di Rivoli nel primo museo pubblico di arte contemporanea in Italia nel 1984, e il più recente intervento sul MAO – Museo d’Arte Orientale, ricavato a Palazzo Mazzonis.
Ma la sua figura non si è fermata alla pratica progettuale. È stato docente di Restauro Architettonico al Politecnico di Torino e a quello di Milano, formatore di generazioni di architetti, e ha insegnato anche all’ICCROM, l’istituto internazionale di Roma specializzato nella conservazione del patrimonio culturale mondiale.
Andrea Bruno
Dal 1974 è stato consulente UNESCO, e a partire dal 2002 ha lavorato nella Divisione culturale per l’Afghanistan, affrontando con coraggio il tema della conservazione in aree martoriate dalla guerra. Ha studiato il minareto di Jam, monumento sperduto e in pericolo nella provincia di Ghor, e ha seguito da vicino il progetto di valorizzazione dei Buddha di Bamiyan, le due statue gigantesche distrutte dai talebani nel 2001, simbolo di un’umanità che cancella la propria memoria.
Nel suo lungo percorso, Andrea Bruno ha firmato interventi in Francia, Belgio, Spagna, Corsica e Alsazia. Tra i più noti: il Musée de l’eau di Pont-en-Royans, il Musée de la Corse a Corte, il Conservatoire national des arts et métiers di Parigi, il Castello di Lichtenberg, il Musée Romain Rolland a Clamecy, la sistemazione della zona archeologica di Tarragona, la cittadella universitaria di Fort Vauban a Nîmes e le Brigittines a Bruxelles, oggi Centre d’art contemporain.
La sua carriera è stata votata alla difesa della materia storica. Ha scelto di non demolire, non ricostruire, ma ascoltare. E trasformare i segni del passato in strumenti vivi del presente.
Con la sua scomparsa, Torino perde una figura di riferimento, un intellettuale del progetto, che ha saputo unire rigore scientifico e profondo rispetto per il tempo. Se oggi la città è considerata un modello di riqualificazione museale e culturale, il merito è anche e soprattutto suo.
Castello di Rivoli
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