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Cronaca

Tragedia sulla statale 121. Si chiamava Marco Torta e viveva a Poirino

Era da poco passato mezzanotte quando Marco, alla guida della sua Ducati rossa, nuova di zecca, è uscito di strada all’altezza di una rotonda

Ambulanza

L'intervento di una ambulanza (foto d'archivio)

Un sogno che si spezza in un attimo. Una passione che si trasforma in tragedia. Si chiamava Marco Torta, aveva 24 anni, viveva a Poirino con la madre ed era figlio unico. Intorno alle 21,45 di sabato ha perso la vita in un incidente stradale avvenuto ad Arignano, sulla strada provinciale che conduce alla frazione San Giovanni di Riva presso Chieri.

Era da poco passato mezzanotte quando Marco, alla guida della sua Ducati rossa, nuova di zecca, è uscito di strada all’altezza di una rotonda. L’impatto è stato violentissimo: la moto è finita in un campo a bordo carreggiata. Secondo i primi rilievi effettuati dai carabinieri, non risultano coinvolti altri veicoli. Resta da chiarire la dinamica: non si esclude che il giovane abbia sterzato bruscamente per evitare un animale selvatico.

A dare l’allarme è stato un automobilista di passaggio che ha visto la moto a terra e ha subito chiamato i soccorsi. Sul posto è arrivato l’elisoccorso: i sanitari hanno tentato il tutto per tutto per salvare il ragazzo, trasportandolo d’urgenza al Cto di Torino. Le sue condizioni però erano gravissime. Il giovane aveva riportato un trauma cranico e toracico molto esteso. Dopo poche ore, il suo cuore ha smesso di battere.

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Marco era nato a Chieri, ma da tempo viveva con la madre Elena Avataneo nella frazione Favari di Poirino. Aveva perso il padre Piergiorgio Torta due anni fa, stroncato da una malattia incurabile. Un altro colpo durissimo per la madre, volontaria della Croce Rossa di Carmagnola, la stessa sede dove anche Marco lavorava da alcuni mesi.

Dopo aver finito le scuole superiori, il ragazzo aveva cercato a lungo un’occupazione, finché non aveva trovato la sua strada proprio seguendo l’esempio della madre: impegnarsi nel volontariato, dedicarsi agli altri. E lo faceva con passione e dedizione, come raccontano i colleghi sconvolti dalla notizia.

Nessuno riesce ancora a crederci, mormora una volontaria della sede di Carmagnola, dove oggi regna un silenzio irreale. Era un bravissimo ragazzo, educato, disponibile, sempre sorridente. Aveva un entusiasmo contagioso.

Sabato notte, quando la madre è stata raggiunta dalla notizia e ha corso al capezzale del figlio, ha sperato con tutte le forze in un miracolo. Ma quella speranza si è infranta poche ore dopo. La comunità di Poirino, gli amici, i colleghi, i volontari della Croce Rossa piangono oggi la scomparsa di un giovane che aveva tutta la vita davanti. Una vita appena iniziata, e già finita.

Il sogno di Marco — quella Ducati rossa, simbolo di libertà, velocità e passione — si è trasformato in un dramma troppo grande da accettare. Oggi quella moto giace nel fango di un campo e con lei i sogni di un ragazzo di ventiquattro anni.

Solo poche ore prima, nella notte tra venerdì e sabato, a Carrù, in provincia di Cuneo, un altro motociclista – 56 anni – era uscito di strada in via Circonvallazione, morendo sul colpo. Anche in quel caso nessun altro veicolo coinvolto. Nel Cuneese si tratta della diciassettesima vittima della strada del 2025, la ottava solo a giugno.

I dati nazionali non sono meno allarmanti. Nel 2024, secondo le rilevazioni ACI-ISTAT, sono stati 793 i motociclisti morti in incidenti stradali. Un numero drammatico, in crescita rispetto ai 684 dell’anno precedente, che sottolinea la fragilità di chi viaggia su due ruote.

I motociclisti rappresentano una categoria ad altissimo rischio: pur costituendo solo il 15% del parco veicoli, sono coinvolti in oltre il 25% delle vittime complessive. I mesi più critici sono proprio quelli estivi, con il sabato sera che si conferma tra i momenti più pericolosi per chi guida moto.

Secondo le statistiche, le cause principali restano velocità elevata, errori di guida, asfalto dissestato, ma anche la scarsa visibilità notturna e le distrazioni contribuiscono in modo determinante. E come spesso accade, sono i giovani tra i 18 e i 30 anni a pagare il prezzo più alto.

«Serve più consapevolezza e più prudenza», ripetono ogni anno Polizia Stradale e associazioni per la sicurezza stradale, chiedendo campagne di prevenzione più efficaci e una maggiore attenzione anche da parte degli enti gestori: «Il motociclista non ha scocca, non ha cinture: se sbaglia o trova un ostacolo, è solo il suo corpo a pagare».

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