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Cronaca

Usura a Torino: smantellata la "banda delle melanzane", metteva in ginocchio imprenditori e commercianti

 Smantellata a Torino la rete usuraia guidata da Gallo e Travaglia

Usura a Torino

Usura a Torino: smantellata la banda delle melanzane, metteva in ginocchio imprenditori e commercianti

A Torino l’usura continua a cambiare pelle, ma resta radicata. L’ultima inchiesta della procura ha messo a nudo un sistema ben organizzato e spregiudicato, che ha imposto tassi fino al 384% annuo mascherando le richieste di denaro dietro un linguaggio in codice. A guidare il gruppo, ribattezzato dagli investigatori come la “banda delle melanzane”, c’erano Andrea Gallo, residente a Venaria, e Luigi Travaglia, originario di Leonforte, in provincia di Enna.

La struttura era semplice e spietata. Il denaro veniva consegnato in contanti, spesso al mercato o direttamente sotto casa delle vittime. Le parole usate per parlare di soldi erano apparentemente innocue: “melanzane”, “aranci”, “mutande”. Il significato vero emergeva solo incrociando le conversazioni intercettate con le pressioni esercitate, i pagamenti effettuati e le testimonianze.

Le indagini, condotte anche grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno permesso di ricostruire un traffico illegale che coinvolge almeno una decina di persone. Cinque risultano formalmente indagate e per due – Gallo e Travaglia – la procura ha ottenuto la misura dei domiciliari, confermata poi dal tribunale del Riesame.

Secondo gli inquirenti, Gallo era il promotore della rete. Le prove raccolte mostrano che gestiva in prima persona la “contabilità” dei prestiti e pretendeva pagamenti regolari e puntuali. Parlava spesso da solo, in macchina, spiegando a voce alta – inconsapevole di essere ascoltato – che certi versamenti ricevuti erano composti esclusivamente da interessi. In un caso, riferendosi a una somma incassata, avrebbe spiegato che si trattava solo della prima tranche, composta interamente da interessi e che la cifra, da sola, bastava a sistemare il conto con un cliente.

La rete familiare di Gallo risulta al vaglio degli investigatori, con altri fratelli coinvolti. Ma l’altro nome centrale nell’indagine è quello di Luigi Travaglia, definito dagli inquirenti come il “braccio operativo” del gruppo. Era lui a recarsi di persona dalle vittime, a seguirle in auto, a presentarsi nei bar per pretendere il saldo delle rate. Le immagini raccolte dalla polizia mostrano un’attività di appostamenti costante, a conferma di un metodo basato sulla pressione psicologica e sulla sorveglianza continua.

Uno dei casi più emblematici riguarda un imprenditore torinese proprietario di tre bar. A fronte di un prestito da 5.000 euro contratto nel 2022, si sarebbe trovato a dover restituire 750 euro ogni 10 del mese. Travaglia, per cercare di ammorbidire la trattativa, avrebbe proposto una riduzione parziale, suggerendo che – a fronte di un versamento immediato – si sarebbe potuta rivedere la cifra mensile. Il debito, però, restava invariato e la pressione, col passare dei mesi, aumentava.

Le intercettazioni descrivono un clima di tensione crescente. Le vittime si presentavano agli appuntamenti sotto casa di Gallo con atteggiamenti nervosi, scusandosi per i ritardi. Per il giudice Cristiano Trevisan, che ha firmato le ordinanze di custodia, questo comportamento era il riflesso di un timore concreto. Secondo il Riesame, Gallo mostrava una propensione a usare modi violenti o intimidatori, soprattutto con chi ritardava i pagamenti.

In diverse conversazioni, emergeva che Gallo riteneva le richieste legittime in quanto legate a prestiti fatti da “socio” a “socio”. Ha sostenuto di non considerarsi un usuraio, spiegando ai giudici che il suo unico intento era quello di rientrare del capitale investito. Avrebbe anche aggiunto che in passato, quando faceva davvero l’usuraio, la reazione di fronte a un mancato pagamento sarebbe stata fisica e immediata.

Travaglia, dal canto suo, avrebbe cercato di minimizzare il proprio ruolo, raccontando che precedenti inchieste giudiziarie lo avevano danneggiato economicamente e che, dopo quelle esperienze, si era ritrovato con il conto bloccato e nessun cliente. Ma nonostante le difficoltà dichiarate, gli atti mostrano che era ancora attivo sul territorio, pronto a riscuotere denaro per conto di Gallo.

Uno degli ultimi episodi racconta proprio di un pagamento andato a buon fine: Travaglia avrebbe consegnato 750 euro a Gallo, specificando che la restante somma sarebbe arrivata a breve. E avrebbe ricordato che, come da regola, i soldi vanno sempre contati. Anche questo è parte del codice, delle abitudini radicate in un sistema dove l’usura non è solo una transazione, ma una cultura.

La procura continua a indagare su altri nomi e ramificazioni della rete. Intanto, la “banda delle melanzane” è stata smascherata: dietro le verdure si nascondeva un sistema crudele, fatto di cifre gonfiate, linguaggi criptati e vite strette nella morsa del debito.

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