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Cronaca
04 Giugno 2025 - 18:27
Addio a Laura Salvetti Firpo, l’intellettuale che ha portato i grandi della Storia sul banco degli imputati (foto di repertorio)
Ha trasformato il palcoscenico in un’aula di tribunale, la storia in un copione da decostruire, la cultura in un atto d'accusa collettivo. Laura Salvetti Firpo non è stata soltanto la vedova di un gigante del pensiero politico, ma una regista della memoria civile italiana. A 91 anni si è spenta a Torino, lasciando orfana una città che le deve uno dei suoi esperimenti culturali più coraggiosi: i Processi a teatro. Visionaria e intransigente, ha convocato Machiavelli, Galileo, Garibaldi, Andreotti e Craxi sul banco degli imputati, fondendo intelligenza storica e giustizia scenica in un format che ha educato, provocato e incantato.
Nata il 28 settembre 1933 a Taverna, in provincia di Catanzaro, Laura Salvetti aveva studiato a Roma, dove conobbe Luigi Firpo, uno dei più autorevoli storici delle dottrine politiche italiane del Novecento. Tra loro nacque una collaborazione profonda, che andava ben oltre l’amore coniugale: insieme pubblicarono studi fondamentali sull’opera di Tommaso Campanella, accendendo i riflettori su pensatori eretici, utopisti, voci fuori dal coro. Dopo la morte del marito, Laura ne raccolse l’eredità più preziosa: la memoria culturale.
Fu lei a fondare la Fondazione Luigi Firpo, con sede a Torino, trasformandola in una fucina di ricerca e in una biblioteca d'eccellenza. Vi donò personalmente oltre 40.000 volumi, molti rari o introvabili, costruendo un archivio che è oggi punto di riferimento per studiosi e appassionati. Ma il suo genio non si fermò alla conservazione: si espresse nella creazione, nella provocazione, nella messa in scena.
È in questo solco che nacquero i Processi a teatro, un ciclo di spettacoli ideati e diretti da lei, in collaborazione con Gian Carlo Caselli e Marco Travaglio, che trasformò il Teatro Carignano di Torino in una corte simbolica dove la storia italiana veniva interrogata sotto forma di processo. A interpretare accusa, difesa e testimoni, un cast ibrido e brillante fatto di magistrati, giornalisti, storici e attori del calibro di Bruno Maria Ferraro, Gloria Liberati, Bruno Gambarotta e persino Pif.
Ogni appuntamento era un evento culturale e civile: si discuteva di etica pubblica, responsabilità politica, verità storica. Si riscrivevano pagine complesse senza retorica, usando il linguaggio del teatro per arrivare più lontano del linguaggio accademico. Un esperimento unico nel suo genere, capace di avvicinare migliaia di spettatori ai dilemmi del passato e alle ombre del presente.
Dal 2002 al 2008, Laura Salvetti Firpo ha anche fatto parte del consiglio di amministrazione del Teatro Stabile di Torino, contribuendo con lo stesso rigore e la stessa passione alla vita culturale istituzionale della città. E non va dimenticata la sua attività con l’associazione Il Libro Ritrovato, un’altra delle sue creature, nata per dare nuova vita a testi dimenticati, fuori catalogo, invisibili.
La sua scomparsa lascia un vuoto che pesa come una sentenza. Perché Laura Salvetti Firpo non ha mai chiesto il silenzio, ma la parola pubblica, il dubbio, la riflessione. Ha restituito al pensiero politico una dimensione teatrale e al teatro una funzione civile. La sua eredità è un incrocio tra scaffali pieni e palcoscenici ancora accesi.
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