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Cronaca

Bagno di sangue a Torino: scontro con coltelli e bastone chiodato

Due feriti gravi, uno in condizioni disperate. Scena da film horror. La capogruppo Alessi: “Una violenza inaudita. La Città non vuole vedere”

Bagno di sangue a Torino: scontro con coltelli e bastone chiodato

Bagno di sangue a Torino: scontro con coltelli e bastone chiodato

Torino, Barriera di Milano, ore 20:40. Via Bra si trasforma in un ring di sangue. Tre uomini di origine peruviana, armati di coltelli e perfino di un bastone chiodato, aggrediscono brutalmente altri tre connazionali. Una lite furibonda, esplosa in pochi secondi, che si è trasformata in un vero e proprio tentativo di massacro. Una scena agghiacciante, come racconta uno dei testimoni oculari: “Sembrava un film horror, uno di loro era ridotto a un bagno di sangue, sembrava più morto che vivo”.

Un’aggressione feroce, immotivata o forse figlia di tensioni sotterranee mai risolte. Ma il risultato è devastante: due uomini in codice rosso trasportati d'urgenza all’ospedale San Giovanni Bosco. Un terzo, in condizioni meno gravi, è stato accompagnato al Maria Vittoria in codice giallo. Uno dei feriti – confermano fonti ospedaliere – è in condizioni disperate. Lotta tra la vita e la morte.

Sul posto sono intervenuti polizia e carabinieri che hanno rapidamente identificato e fermato gli aggressori. Una caccia all’uomo durata pochi minuti, resa possibile anche dalle testimonianze dei residenti, scossi da quanto visto, ma pronti a collaborare con le forze dell’ordine.

Durissimo il commento della capogruppo di Fratelli d’Italia per la Circoscrizione 7, Patrizia Alessi, che da tempo denuncia il degrado e l’insicurezza del quartiere Aurora: “Una persona è in codice rosso, ma potrebbe esserci un altro morto. Una violenza inaudita che, come dico sempre, scoppia da un attimo all’altro. Solo la Città non capisce la terribile situazione che si vive in questo pezzo di territorio. È ora di dire BASTA!”.

Un grido d’allarme che non può più essere ignorato. In via Bra, come in altre strade della Circoscrizione 7, la tensione è ormai cronica. Le liti, le risse, le aggressioni non sono più episodi sporadici, ma il sintomo di un territorio lasciato a sé stesso, dove le regole del vivere civile sembrano essersi dissolte.

Non è la prima volta che via Bra balza agli onori delle cronache per episodi di violenza urbana. Ma questa volta si è oltrepassato il limite. Coltelli e bastoni chiodati non sono armi occasionali: sono strumenti di morte. Si esce di casa per andare a fare la spesa o una passeggiata e si rischia di trovarsi nel mezzo di un regolamento di conti sanguinoso. E intanto, a ogni nuova aggressione, la politica si divide tra chi denuncia e chi minimizza. Tra chi abita i palazzi del potere e chi ogni giorno cammina in strade dove la paura è diventata compagna costante.

“Cittadini impauriti”, dice ancora Patrizia Alessi. Ma più che impauriti, i residenti sono esasperati. Chiedono sicurezza, chiedono controllo, chiedono risposte. Ma da Palazzo Civico il silenzio è assordante. L’ennesimo episodio di violenza si consumerà, come sempre, tra una dichiarazione d’intenti e l'altra, tra un’ordinanza e una promessa. Ma nel frattempo, a terra, resta il sangue. Quello vero.

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Barriera di Milano, escalation di violenza: la periferia di Torino sprofonda nel caos

Il sindaco Stefano Lo Russo non ha più il controllo della città.  Barriera di Milano, storico quartiere popolare della Circoscrizione 6, è diventata in pochi mesi teatro di una lunga scia di sangue. Risse, accoltellamenti, aggressioni con machete, bastoni chiodati e vetri rotti: sembra il bollettino di una zona di guerra, e invece è la cronaca cruda di una periferia che brucia, abbandonata a sé stessa.

episodio, il più feroce, risale a questa sera, 28 maggio, ma non è un caso isolato. La violenza è sistemica. Appena tre settimane fa, il 7 marzo, un’altra rissa è esplosa nel cosiddetto “giardino dei pusher” tra corso Giulio Cesare e via Lauro Rossi. Protagonisti sempre uomini sudamericani. In mezzo ai passanti, a pochi metri dalle abitazioni, sono spuntati machete. Anche in quel caso: un ferito e due arresti.

E ancora, il 4 maggio, via Martorelli angolo via Desana. Un uomo di 47 anni accoltellato al braccio durante una rapina. Il terzo episodio violento in quattro giorni. Una raffica di aggressioni che ha mandato nel panico residenti e commercianti.

A queste violenze si sommano le tensioni costanti tra gruppi, lo spaccio di droga, il controllo del territorio da parte di bande, l’illegalità diffusa. Chi abita qui, in una zona che storicamente ha retto l’urto della marginalità, ora è allo stremo. Le proteste si moltiplicano. I cittadini chiedono interventi concreti, non solo blitz spot. Il 15 maggio i carabinieri hanno messo in atto un maxi-controllo: elicotteri in volo, unità cinofile a terra, cento persone identificate. Ma non basta. È una goccia in un mare di degrado.

La politica, in parte, si sveglia. Barriera di Milano oggi è una polveriera. Eppure, ancora si finge che sia solo un problema circoscritto. Ma il sangue versato nelle strade, le urla nella notte, i corpi portati via in ambulanza dicono altro. Qui la periferia chiede sicurezza. E non può più aspettare.

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