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Cronaca

Biella, cane ucciso a coltellate durante una lite tra uomini

L’animale, colpito in un contesto di degrado e violenza legato allo spaccio, è morto in clinica per le gravi ferite. Un episodio che scuote la città e accende i riflettori sulla crudeltà impunita e l’uso distorto degli animali nei contesti criminali

Tragedia a Biella

Biella, cane ucciso a coltellate durante una lite tra uomini

Oggi, Biella si è svegliata più triste e più consapevole. La notizia dell’uccisione brutale di un cane a coltellate, avvenuta durante una lite tra due uomini, ha rapidamente fatto il giro della città, suscitando sconcerto, rabbia e dolore. La scena, che si è consumata in pochi istanti ma ha lasciato ferite profonde nella coscienza collettiva, è quella di un cane che perde la vita per colpe umane, vittima innocente di un contesto violento in cui non avrebbe mai dovuto trovarsi.

Secondo le prime ricostruzioni, all’origine della lite vi sarebbero motivi legati allo spaccio di droga. Una situazione già pericolosa in sé, ma che assume contorni ancora più drammatici se si considera che, in quel contesto, un animale è stato coinvolto, aggredito e ucciso come se fosse un semplice oggetto. Nonostante il tempestivo intervento dei soccorsi e il trasferimento in una clinica veterinaria, le ferite erano troppo gravi: il cane è morto poco dopo, lasciando dietro di sé non solo chi lo amava, ma un’intera comunità sotto shock.

A farsi portavoce dello sdegno collettivo è la LNDC Animal Protection, che attraverso le parole della presidente Piera Rosati, ha condannato senza mezzi termini la violenza dell’accaduto. L’associazione ha sporto immediatamente denuncia presso le autorità competenti e ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo.

Il gesto non resterà senza conseguenze. L’uccisione di un animale per crudeltà o senza necessità è un reato punibile in base all’articolo 544-bis del codice penale, con la reclusione da quattro mesi a due anni. Ma la battaglia non è solo legale: è anche culturale. Perché questo non è solo il caso di un cane ucciso – è il simbolo di quanto ancora sia debole, in Italia, la tutela degli animali, soprattutto quando si trovano nei pressi di ambienti borderline, come quelli legati alla criminalità.

In alcuni contesti, purtroppo, i cani vengono usati come strumenti, come sentinelle o armi da difesa. Vengono addestrati ad aggredire, a proteggere padroni che non li amano ma li usano. E quando la situazione sfugge di mano, sono loro a pagare il prezzo più alto. La tragedia di Biella è anche questo: l’ennesima prova che occorre un controllo più severo su chi detiene animali in ambienti degradati o illegali.

La LNDC, che da anni si batte per i diritti degli animali in tutta Italia, non intende fermarsi. Come già accaduto in altri processi, sarà parte attiva nelle indagini e seguirà da vicino l’evolversi della vicenda, fornendo supporto legale e visibilità mediatica.

L’associazione rilancia anche l’appello alle istituzioni per rafforzare le leggi esistenti, migliorare i controlli, promuovere l’educazione al rispetto degli animali fin dalle scuole. Perché una società che ignora la sofferenza degli animali è una società meno civile, meno empatica, meno capace di proteggere i più deboli – umani o non umani che siano.

In attesa che l’inchiesta faccia il suo corso e che il responsabile venga identificato e punito, Biella si interroga sul senso di una morte così insensata. E su come trasformare l’indignazione in una presa di coscienza collettiva, in un impegno quotidiano per rendere la convivenza con gli animali più giusta, più sicura, più umana.

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