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Cronca

“Mi colpì per una battuta sulla Juventus”: carabiniere condannato per maltrattamenti alla moglie

Tre anni e quattro mesi al militare cinquantenne. Il tribunale di Torino riconosce anni di vessazioni, minacce e violenze in famiglia. “Una relazione scandita dal terrore”

Maltrattamenti (foto di repertorio)

Maltrattamenti (foto di repertorio)

Tre anni e quattro mesi: è la condanna inflitta dal Tribunale di Torino a un carabiniere di 57 anni, riconosciuto colpevole di maltrattamenti nei confronti della moglie. Una storia di violenza domestica che, secondo l’accusa, si è consumata per anni tra le mura familiari, tra insulti, minacce e aggressioni fisiche.

A far scattare la denuncia è stata la stessa vittima, che nel gennaio 2024 ha deciso di raccontare tutto ai magistrati, portando alla luce un lungo ciclo di abusi. La donna, che si è costituita parte civile nel processo, ha ottenuto dal giudice anche una provvisionale di 8.000 euro.

Tra i numerosi episodi citati in aula, uno in particolare ha colpito per la sua assurdità e brutalità. Risale al 2013, durante una partita tra Juventus e Napoli che il carabiniere stava seguendo alla televisione. La donna racconta che “per aver fatto una battuta sulla possibilità che vincesse la squadra partenopea, fui colpita con un pugno”. Un gesto che, secondo i magistrati, si inserisce in un quadro di comportamenti reiterati e vessatori che hanno segnato nel tempo l’equilibrio psicologico della vittima.

L’uomo, processato con rito ordinario, ha chiesto di scontare la pena in regime di detenzione domiciliare, ma la gravità dei fatti ricostruiti ha lasciato poco spazio a interpretazioni attenuanti. Il tribunale ha riconosciuto l’impianto accusatorio nella sua interezza, certificando una realtà domestica fatta di controllo, umiliazioni e violenza fisica.

Il caso si inserisce in un contesto nazionale in cui il tema dei maltrattamenti in famiglia continua ad essere drammaticamente attuale. Ma questa volta, il muro del silenzio è stato rotto. E la giustizia ha dato ascolto alla voce di una donna che, dopo anni, ha trovato la forza di denunciare.

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