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Cronaca
03 Maggio 2025 - 15:53
Lorenzo Notario nella pizzeria dei genitori a Bricherasio
Ci sono notizie che spezzano. Che gelano il sangue. Che svuotano le parole di ogni significato. E poi c’è quella arrivata nella mattinata di sabato 3 maggio: Lorenzo Notario, 14 anni appena, non c’è più. Un nome, un volto, un sorriso. Portato via all’improvviso, come una luce che si spegne mentre tutti guardano altrove. E quando ci si volta, è già troppo tardi.
A Bricherasio, la notizia corre di bocca in bocca come un sussurro che diventa urlo. Le finestre si chiudono, i cuori si spalancano al dolore. Lorenzo era uno di loro. Viveva qui con la mamma Federica Baldoin, il papà Vincenzo, la sorellina Aurora, 6 anni appena. Frequentava la seconda media all’Istituto Caffaro. Era un ragazzino come tanti, con la faccia pulita, lo sguardo gentile e quell’aria fragile che lo rendeva immediatamente riconoscibile. Era uno di quei ragazzi che ti fanno venire voglia di proteggerli.
Chi lo conosceva, chi ci parlava anche solo per pochi minuti, lo descrive con una parola sola: dolcezza. Non faceva chiasso, non cercava attenzioni. Cercava solo di essere ascoltato. Capito. Amato. E forse, più di ogni altra cosa, accettato per quello che era: un’anima in cammino. Un adolescente in cerca di un posto nel mondo.
La sua famiglia, a Bricherasio, è molto conosciuta. Gestisce la pizzeria Totò Sapore, in stradale Torre Pellice. Un locale diventato famoso anche grazie a una puntata di Cucine da Incubo con Antonino Cannavacciuolo. Un ristorante, sì, ma soprattutto una casa. Un punto di ritrovo, un pezzo di storia del paese. Ma oggi, dietro quel forno acceso, dietro quei tavoli, ci sono solo occhi bassi e mani tremanti. Oggi non si impasta. Oggi non si cucina. Oggi si piange.
Ma il cuore di Lorenzo, quel cuore stanco, da tempo batteva altrove. A Settimo Torinese, dove vivono i suoi nonni. Dove i suoi genitori hanno abitato per vent’anni. Dove, più di ogni altro posto, Lorenzo si sentiva a casa. “Papà, portami a Settimo”, ha detto il primo maggio. “Qui a Bricherasio non so che fare. I miei amici sono tutti là”. Una richiesta chiara, quasi urgente, rivolta a Vincenzo, che racconta tutto con una voce che si spezza ogni tre parole.
“Sembrava che me lo sentissi. Ho provato a dirgli di aspettare. Che lo avrei portato il giorno dopo. Ma lui insisteva. Lo ha detto anche all’educatore. Alla psicologa. Alla fine ho ceduto. E l’ho accompagnato”.
Lorenzo era in cura. Affidato a chi, con delicatezza, provava ad accompagnarlo in quel labirinto che a volte è l’adolescenza. Ma quel giorno, nessuno ha potuto trattenerlo. Voleva andare a Settimo. Voleva respirare un’aria diversa. Forse, solo sentirsi meno solo.
Poi, il buio.
Quella sera, Lorenzo esce con degli amici. Rientra a casa dei nonni verso le 23. Due ragazzi, due ragazze lo accompagnano fino all'androne, poi se ne vanno. Da solo. Ha un livido in viso. Un graffio sulla schiena. Sta male. I nonni lo vedono, ma non si allarmano. Pensano che sia stanco, forse che abbia bevuto qualcosa. Lo accompagnano a dormire.
Ma Lorenzo non si sveglia più.
Venerdì mattina, il dramma. Provano a chiamarlo. Lo scuotono. Ma lui non risponde. Lo portano di corsa all’ospedale di Chivasso. Ma è tardi. Troppo tardi. Il suo corpo è immobile. La sua voce è sparita. Il suo cuore ha smesso di lottare.
E in quel momento il mondo cade addosso a chi resta.
“Non so cosa sia successo”, sussurra papà Vincenzo. “Forse ha litigato. Forse gli hanno dato qualcosa da bere. Non lo so. Ma voglio sapere la verità. Voglio giustizia. Non posso rassegnarmi a questo. Perchè quei lividi. Come si fa a morire a 14 anni... Sono disperato...”.
Anche Federica, la mamma, è distrutta. Non riesce nemmeno a parlare. Stringe la piccola Aurora tra le braccia, come a proteggere almeno lei. Come a dire: “Resisteremo, piccola mia. Insieme. Per lui”. Ma è un’impresa che sembra impossibile.
Chi ha conosciuto Lorenzo, oggi è incredulo. Sui social gli amici esprimono tanta rabbia, sembrano guardarsi attoniti negli occhi, incapaci di comprendere. Con le lacrime agli occhi dicono e scrivono tante cose e c'è pure un vero e proprio atto di accusa, una vera e propria denuncia, contro chi e cosa è ancora presto per dirlo e le indagini sono in corso per appurare la verità. Molto si saprà anche dall'autopsia disposta dal Magistrato.
Cos'è successo il 1° maggio a Settimo Torinese? Questa è la domanda! "Chi sa qualcosa parli!" aggiunge il papà. Intanto si attende l'autopsia
I clienti della pizzeria si fermeranno davanti alla vetrina, leggeranno e rileggeranno il cartello: “Chiuso per lutto”. Ma il dolore non si chiude. Non si archivia. Non si dimentica.
I funerali si terranno (dopo il via del Magistrato) a Settimo Torinese, perché è lì che Lorenzo voleva essere. È lì che ha chiesto di andare. È lì che, forse, ha vissuto i suoi ultimi attimi di libertà.
Sarà un corteo muto, carico di dolore, quello che lo accompagnerà per l’ultima volta. In prima fila ci saranno mamma e papà, piegati dal dolore.
Accanto a loro, la sorellina Aurora, che ancora non sa bene dove sia finito il suo fratellone. Dietro, tutta una comunità: Bricherasio e Settimo unite dal lutto, abbracciate da un’unica, lunga preghiera.
E poi resterà il vuoto. Immenso. Incolmabile.
Ma resterà anche il ricordo. Di un ragazzo dolce. Di un figlio fragile e straordinario. Di un fratello silenzioso e premuroso. Di un adolescente che chiedeva solo un po’ di spazio nel mondo.
Lorenzo, perdonaci se quel mondo non siamo riusciti a costruirtelo. Perdona i nostri occhi ciechi. Le parole mancate. Le mani che non ti hanno afferrato in tempo.
Adesso vola. Ovunque tu sia. E se puoi, insegna al cielo a essere più giusto.
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