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Cronaca

Anziana morta cadendo dalle scale con la sedia a rotelle: assolta la Rsa del Canavese

Per quel terribile volo non ci fu negligenza. Non ci fu colpa. Fu una tragedia imprevedibile per il Tribunale di Ivrea

villa grazia

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Non fu negligenza. Non fu colpa. Fu una tragedia imprevedibile.
Così ha deciso oggi, 29 aprile 2025, il Tribunale di Ivrea in composizione collegiale, che ha assolto con formula piena Giacomina e Gianluca Remondino, rispettivamente amministratrice e direttore della RSA Villa Grazia di San Carlo Canavese, insieme alla società stessa, la Villa Grazia Srl, dalle accuse legate alla morte dell’ospite Maria Corradin, 86 anni, precipitata dalle scale il 1° aprile 2021 mentre era legata alla sua sedia a rotelle.

Dopo un processo durato mesi, fatto di tabelle, planimetrie, turni, norme e perizie, i giudici hanno scelto la via più netta: nessuna responsabilità. Il fatto non costituisce reato. Né sul piano individuale, né su quello organizzativo. Un verdetto che ribalta completamente la ricostruzione avanzata dalla Procura, e che segna un punto fermo nella controversa vicenda giudiziaria che ha tenuto banco a lungo nell’eporediese.

Subito dopo la lettura del dispositivo, i legali e gli imputati hanno rilasciato una dichiarazione ufficiale: "Questa mattina il Tribunale di Ivrea ha assolto con formula piena la società Villa Grazia Srl e i suoi amministratori da tutte le accuse. Come ampiamente dimostrato nel corso del giudizio, nella gestione della RSA sono sempre stati rispettati scrupolosamente tutti i parametri assistenziali previsti dalla normativa regionale, fornendo una presenza di operatori ben superiore a quella legislativamente prevista."

Un passaggio che smentisce apertamente le tesi dell’accusa, secondo cui il giorno della tragedia in reparto ci sarebbe stato un solo operatore per 48 ospiti. “La notizia – affermano – è falsa. Nel corso del dibattimento è stato documentato che il numero degli operatori in servizio era congruo rispetto agli standard normativi, e ben distribuito tra i vari nuclei della struttura”.

Al centro della vicenda, la morte della signora Corradin, trovata sul pianerottolo sottostante le scale interne della RSA, ancora legata alla sua carrozzina. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’anziana sarebbe riuscita ad attraversare una porta antincendio (una “porta Rei” che si apriva con una lieve pressione), avrebbe spinto un cancelletto mal posizionato, aperto nella direzione sbagliata, e infine sarebbe precipitata.
Per la pm Valentina Bossi, si trattava di una concatenazione di negligenze: omissione di sorveglianza, violazione delle norme antinfortunistiche, assenza di un vero modello 231, carenze strutturali e organizzative.

Ma il Tribunale ha detto altro. Ha accolto la tesi della difesa, che ha sostenuto – con dati, certificazioni e testimonianze – l’inesistenza di un nesso diretto tra la gestione della struttura e l’evento. "Purtroppo – hanno spiegato – si è trattato di una disgrazia non prevedibile, non evitabile, e non ascrivibile a comportamenti colposi."

Il contrattacco legale: "Nessuna violazione, numeri falsati"

Durante il processo, gli avvocati della difesa – Cristiano Burdese, Eleonora Rizzoli e Giuseppe Damini – hanno smontato punto per punto il teorema accusatorio.
Hanno dimostrato che il numero degli ospiti effettivamente presenti nel reparto era la metà di quello contestato (24, non 48), che gli operatori erano almeno due, e non uno solo, e che il cancelletto incriminato era conforme al progetto originario. Hanno anche respinto con forza l’idea che il Modello 231 fosse solo “una parvenza”, come sostenuto dalla Procura: “La struttura è accreditata, il modello c’è, gli standard sono certificati.

L'avvocato Damini ha parlato di “equivoci alimentati da una lettura forzata dei numeri”: “La Procura ha sommato gli ospiti di più nuclei, attribuendoli a un solo piano. Ma il nucleo Sangrato ha 22 posti letto. Dire che ce n’erano 48 è semplicemente falso.”

Il dispositivo letto oggi chiude il primo grado, ma non è detto che sia la parola fine. La Procura potrà ancora impugnare la sentenza in appello, se riterrà di insistere sulla linea dell’accusa. Intanto, però, i Remondino e la RSA Villa Grazia escono da questo processo completamente assolti, riabilitati da una decisione netta e priva di ambiguità.

"Abbiamo sempre fatto tutto ciò che era richiesto per tutelare la sicurezza dei nostri ospiti – dicono gli imputati – e continueremo a farlo con serietà e rispetto".
Maria Corradin resta il nome di una vittima vera, concreta, dolorosa. Ma per la giustizia, la sua morte non ha colpevoli. È stata – dicono i giudici – una tragica fatalità.

L'avvocato Giuseppe Damini, legale di Villa Grazia

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