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Cronaca
23 Aprile 2025 - 21:23
Non c’è ancora traccia di Abdou Ngom, tredici anni, figlio di una famiglia senegalese residente a Bra, in provincia di Cuneo, scomparso nel primo pomeriggio di martedì tra le acque turbolente del fiume Tanaro, all’altezza di Verduno. Il ragazzo era uscito di casa con la sua bicicletta per raggiungere un tratto del fiume insieme a tre amici, coetanei, tutti figli di famiglie immigrate. Il gruppo si era diretto verso la celebre “spiaggia dei cristalli”, un angolo incantato incastonato nella natura, approfittando di una giornata di vacanza da scuola per godersi uno dei primi bagni di stagione. Ma quella che doveva essere una gita spensierata si è trasformata in tragedia.
Secondo quanto riferito dai ragazzi che erano con lui, Abdou ha cominciato ad annaspare, trascinato via dalla corrente, davanti ai loro occhi attoniti. Nessuno ha potuto fare nulla. Le acque del Tanaro, ancora gonfie per le piogge abbondanti della scorsa settimana, sono diventate una trappola impossibile da sfidare. Da allora, una macchina dei soccorsi imponente è in azione senza sosta, interrotta solo dal calare della notte.
A coordinare le operazioni ci sono i vigili del fuoco, supportati da squadre di sommozzatori arrivate da Milano, Torino, Bologna e Firenze, dotate anche di ecoscandagli per le ricerche in acque limacciose. Da Alessandria sono giunti nove operatori specializzati in soccorso fluviale, mentre elicotteri sorvolano il corso del fiume e droni perlustrano le rive più impervie. La scena è quella di un’operazione capillare e disperata: una sessantina di soccorritori tra professionisti e volontari, impegnati a setacciare ogni anfratto. Ma, all’imbrunire, anche questa sera i motori si spegneranno e lasceranno spazio a un’altra notte carica di angoscia per la famiglia di Abdou, che vive con dignità il silenzio più atroce, quello dell’attesa. Il padre, operaio presso la Rolfo, storica azienda braidese, è arrivato in Italia più di dieci anni fa, quando Abdou aveva appena tre anni. Ora si aggrappa a ogni speranza, circondato dal dolore composto della comunità senegalese e cittadina.
Ma il Piemonte è scosso da un altro episodio drammatico. Sempre martedì, in serata, un ventenne di origine pachistana è scomparso nelle acque del Canale Quintino Sella, a Novara, nel tratto che attraversa il quartiere popolare di Sant’Agabio. A lanciare l’allarme è stata una residente dei palazzi lungo il canale: sentiva urla disperate provenire dall’acqua. All’arrivo dei soccorsi, i vigili del fuoco e il personale del 118 hanno trovato due giovani, anch’essi ventenni e connazionali del disperso, che si erano gettati nel canale nel tentativo di salvarlo, senza riuscirci. I due sono stati tratti in salvo, ma le loro parole, spezzate dal freddo e dallo shock, hanno consegnato agli inquirenti un quadro tragico: il loro amico era stato risucchiato dalla corrente.
Le ricerche nel canale proseguono anche fuori dal centro cittadino, nelle campagne a sud, dove l’acqua scorre più veloce e nascosta. Sulle circostanze della caduta del ragazzo si stanno concentrando le indagini degli investigatori, che riascolteranno i due amici per chiarire ogni dettaglio. Anche in questo caso, la speranza si scontra con i limiti della natura e con la forza cieca dell’acqua.
Due storie parallele, due giovani vite sospese in un destino ancora incerto. Due famiglie in preda all’angoscia, in due angoli diversi del Piemonte. E una terra che, in questi giorni, osserva impotente il fiume e il canale nella speranza che almeno uno di questi drammi possa trovare un esito diverso dal peggiore.
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