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29 Marzo 2025 - 01:46
Fleximan
L’inchiesta sul caso “Fleximan”, il misterioso sabotatore seriale di autovelox che ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica tra indignazione e simpatia, entra in una fase decisiva. La Procura di Rovigo ha ufficialmente chiuso le indagini nei confronti dell’unico, per ora, indagato: un 43enne residente in Polesine, accusato di danneggiamento aggravato in relazione all’abbattimento di sette dispositivi di rilevazione della velocità.
Ma la storia non finisce qui. Gli inquirenti, in particolare i Carabinieri della compagnia di Adria, sospettano che l’uomo non abbia agito da solo. Nell’atto di chiusura delle indagini, infatti, si legge chiaramente che l’indagato avrebbe operato “in concorso con ignoti, recidendo con uno strumento da taglio più autovelox siti lungo strade statali, regionali e provinciali”, distruggendo o rendendo completamente inutilizzabili gli impianti fissi installati per rilevare gli eccessi di velocità.
Un copione sempre identico, quasi cinematografico: nel silenzio della notte, armato di una mola elettrica – il famoso “flex” da cui deriva il soprannome – l’uomo avrebbe segato il palo alla base, lasciando a terra i resti della telecamera, in una sorta di rituale punitivo contro quello che lui stesso ha definito l’emblema dell’oppressione automobilistica. In alcuni casi, ha persino lasciato sul posto volantini che rivendicavano l’azione, trasformando l’atto vandalico in una vera e propria dichiarazione di guerra alle istituzioni.
Il fenomeno è esploso nel 2023 e ha avuto vasta eco mediatica non solo nella provincia rodigina, ma in tutta Italia. Le gesta di “Fleximan” hanno acceso il dibattito pubblico e diviso l’opinione tra chi lo condanna come un semplice delinquente e chi, al contrario, lo eleva a paladino di una lotta contro multe e controlli considerati eccessivi. Il sospetto che altri “emuli” abbiano seguito il suo esempio non è più soltanto un’ipotesi: oltre 20 episodi simili sono stati registrati, soprattutto nel Nord Italia, e le Procure di Padova, Treviso e Belluno stanno lavorando a ritmo serrato per fare chiarezza su altri abbattimenti di autovelox.
L’ondata di sabotaggi ha raggiunto anche Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, con modalità quasi identiche. Nonostante le reazioni indignate di sindaci e amministratori locali, il web si è trasformato nella vera arena di questo scontro, tra parodie, meme, e pagine fan dedicate a “Fleximan”, diventato, suo malgrado o meno, simbolo di una rivolta diffusa e trasversale contro la rigidità dei controlli stradali.
Nel dettaglio, al 43enne veneto sono attribuiti sette episodi specifici, tutti documentati e schedati con estrema precisione. Il primo risale al 19 maggio 2023 a Bosaro, seguito da un secondo atto vandalico nella stessa località il 19 luglio 2023. Il 17 dicembre dello stesso anno, l’uomo avrebbe colpito un autovelox ad Ariano Polesine, per poi tornare all’azione la notte della vigilia di Natale, il 24 dicembre, abbattendo due dispositivi a Corbola e Taglio di Po. L’anno successivo, il 3 gennaio 2024, un altro episodio viene registrato a Rosolina. Infine, il 29 gennaio 2025, l’ultimo blitz noto: ancora una volta a Taglio di Po, quasi a voler chiudere simbolicamente il cerchio dove tutto era iniziato.
Ora si attende la decisione dei magistrati: l’accusa di danneggiamento aggravato potrebbe presto tradursi in un processo. Ma intanto resta aperta la questione più complessa: chi sono gli eventuali complici? E soprattutto, quanti sono i Fleximan ancora in libertà, pronti a impugnare la mola per colpire nuovamente i tanto discussi occhi elettronici delle strade italiane?
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