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Cronaca

Settimo Torinese sotto assedio: ondata di furti nei negozi locali

Tre episodi di furto in una settimana: denunciati una donna romena, un uomo nomade e un cittadino marocchino

Settimo Torinese

Settimo Torinese sotto assedio: ondata di furti nei negozi locali

Settimo Torinese è nuovamente scossa da una serie di furti che hanno colpito diversi esercizi commerciali. Negli ultimi giorni, tre episodi distinti hanno visto protagonisti individui denunciati dai Carabinieri locali. Una donna di origine romena ha tentato di sottrarre capi d'abbigliamento per un valore superiore ai 500 euro, mentre un uomo di 45 anni è stato sorpreso a rubare alcolici da un magazzino. In un altro caso, un cittadino marocchino ha cercato di appropriarsi di profumi di lusso, nascondendoli in una borsa schermata per eludere i sistemi antitaccheggio.

Questi episodi non sono isolati. Recentemente, un uomo di 45 anni, già noto alle forze dell'ordine, è riuscito a rubare 18 capi d'abbigliamento da vari negozi della città, utilizzando dispositivi elettronici per neutralizzare le placche antitaccheggio. Solo l'intervento di un dipendente ha permesso di fermarlo e recuperare la refurtiva.

La situazione solleva interrogativi sulla sicurezza a Settimo Torinese. Nonostante l'impegno delle forze dell'ordine, i commercianti si sentono vulnerabili e chiedono misure più efficaci per contrastare questa ondata di criminalità. La presenza di centri commerciali come il "Torino Outlet Village" e il "Settimo Cielo" sembra attrarre malintenzionati, mettendo a rischio l'economia locale e la serenità dei cittadini.

È evidente che le attuali strategie di prevenzione non sono sufficienti. La comunità locale merita risposte concrete e interventi tempestivi per garantire un ambiente sicuro per tutti. La sicurezza non può essere un lusso, ma deve essere una priorità per le autorità competenti.

Sentirsi al sicuro è un diritto fondamentale, non un privilegio. La sicurezza incide direttamente sulla qualità della vita: determina se possiamo camminare tranquilli per strada, aprire un’attività commerciale senza timori, o semplicemente vivere senza il costante senso di minaccia. Quando questo diritto viene meno, si crea una frattura nel rapporto tra cittadini e istituzioni, un vuoto che rischia di alimentare sfiducia, rabbia, isolamento.

Non si tratta solo di reprimere i reati, ma di costruire un ambiente dove il crimine non trovi spazio. Per questo serve un impegno costante e strutturato da parte delle istituzioni: più presenza sul territorio, investimenti in prevenzione, supporto alle forze dell’ordine, ma anche ascolto e coinvolgimento dei cittadini. Perché la sicurezza non si impone, si costruisce insieme.

Quando un quartiere o una città si sente abbandonata, il rischio è che le persone si chiudano, che si diffonda la rassegnazione. Ma dove le istituzioni sono presenti, dove la legalità è visibile e concreta, allora cresce anche il senso di comunità e di fiducia. È lì che si pongono le basi per un vivere civile. E oggi più che mai, le comunità chiedono una sola cosa: non essere lasciate sole.

In un momento in cui i cittadini chiedono più tutela e i commercianti lottano per restare aperti in sicurezza, è giusto pretendere interventi concreti da parte delle istituzioni. Ma nel farlo, non dobbiamo mai dimenticare che il confine tra protezione e controllo è sottile. Come ammoniva Benjamin Franklin, “Coloro che rinuncerebbero alla libertà essenziale per acquistare un po' di sicurezza temporanea non meritano né l'una né l'altra.” Una sicurezza vera è quella che protegge senza opprimere, che rassicura senza togliere voce e spazio alle persone.

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