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Cronaca
25 Marzo 2025 - 17:37
Aiuta uno studente per generosità, perde 120mila euro: a processo per truffa e stalking (foto di repertorio)
Una scelta dettata dallo spirito filantropico, maturata nel contesto del volontariato e della beneficenza, si è trasformata in un incubo giudiziario e personale per un medico in pensione, oggi settantenne, parte civile in un processo in corso a Torino. Al centro della vicenda, un giovane di 26 anni, originario di un Paese africano, accusato di truffa e stalking, che avrebbe approfittato della fiducia e della disponibilità della donna per ottenere 120mila euro destinati, secondo quanto dichiarato, all’iscrizione in un’università estera.
I fatti si sono svolti tra il 2022 e il 2023, e secondo la ricostruzione della pubblica accusa, il giovane – già in possesso di una laurea triennale – sarebbe stato accolto dalla donna nel suo lussuoso appartamento nel centro storico di Torino, con l’impegno di occuparsi della casa, dei fiori, delle bollette e di alcune commissioni durante le frequenti assenze della proprietaria. Un rapporto nato, secondo la pensionata, su basi di generosità disinteressata, e alimentato dalla volontà di offrire una possibilità concreta a un ragazzo con ambizioni diplomatiche.
Ma le intenzioni dello studente – stando all’accusa – sarebbero state ben diverse. I 120mila euro, che la donna avrebbe versato come fondo di garanzia per l’ammissione a università come Oxford, Yale e Cambridge, sarebbero stati in realtà trasferiti subito su un altro conto e, come accertato dalla Guardia di Finanza, investiti in criptovalute. Quando la relazione tra i due si è incrinata, il giovane avrebbe rifiutato di lasciare l’appartamento, rendendo necessario l’intervento delle forze dell’ordine.
Durante l’udienza, il ventiseienne ha dichiarato: “Il sogno di mia madre era vedermi nella migliore università del mondo. Io voglio diventare un diplomatico per aiutare il mio Paese. I 120mila euro? Li ho investiti. Mi serviranno per il futuro.” Alla domanda del pubblico ministero sul perché non abbia restituito il denaro, ha risposto che la signora “non aveva mai fissato un limite di tempo per tenerli”. Ma a far esplodere l’aula è stata un’altra affermazione dell’imputato, che ha sostenuto che il deterioramento del rapporto sarebbe avvenuto perché la donna gli avrebbe chiesto “momenti di intimità” che lui non poteva accettare “essendo fidanzato e credente”.
Parole che hanno suscitato sgomento e indignazione tra le persone vicine alla donna, presenti in aula. Secca la replica dell’avvocato della parte civile, Claudio Strata: “È falso. Lo dimostra una lettera scritta dall’imputato stesso. Il tema era esclusivamente quello dell’uso del denaro. Non si può gettare discredito su una signora che ha vissuto senza ombre, facendo solo del bene".
Il processo proseguirà con ulteriori testimonianze. Per la donna, oltre alla perdita economica, resta l’amarezza per essere stata vittima di un presunto raggiro proprio a causa della sua generosità. Un caso che solleva interrogativi profondi sul confine tra aiuto disinteressato e manipolazione, tra solidarietà e ingenuità.
Al centro della vicenda, un giovane di 26 anni, originario di un Paese africano, accusato di truffa e stalking, che avrebbe approfittato della fiducia e della disponibilità della donna per ottenere 120mila euro destinati, secondo quanto dichiarato, all’iscrizione in un’università estera
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