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Cronaca
16 Marzo 2025 - 18:42
Per oltre un anno hanno vissuto con il fiato sospeso, temendo ogni giorno di ricevere la comunicazione definitiva: la loro casa, quella costruita con sacrifici e sogni, stava per essere venduta all'asta. Una famiglia di Collegno, composta da padre, madre e due figli, ha attraversato un incubo fatto di debiti, sofferenza e disperazione. Ma quando tutto sembrava perduto, il giudice ha deciso di dare loro una seconda possibilità, riconoscendo la loro meritevolezza e bloccando l’esecuzione forzata.
La loro storia è un intreccio di sfortune che hanno trasformato una normale quotidianità in una lotta per la sopravvivenza. Il dramma inizia quando la figlia minore si ammala di una patologia rara, costringendo la famiglia a sostenere cure costosissime, anche all’estero. Viaggi, terapie specialistiche, spese impreviste. Il fratello, ancora bambino, sente il peso di questa realtà e sviluppa un forte disagio psicologico. Il crollo definitivo arriva con la perdita del lavoro della madre. Senza uno stipendio, il bilancio familiare precipita nel baratro. Lo stress è insopportabile, la donna subisce un esaurimento nervoso e viene ricoverata in una struttura specializzata. Il padre, unico a lavorare, si trova sopraffatto dalle responsabilità, incapace di far fronte alle bollette, alle tasse, al mutuo. I debiti si accumulano, giorno dopo giorno, fino a raggiungere 210mila euro.
A quel punto la macchina burocratica si mette in moto: la banca blocca il mutuo per morosità e pretende l’intera somma residua. Altri creditori avanzano le loro richieste e il pignoramento dell’abitazione diventa inevitabile. La famiglia è sul punto di perdere tutto. È qui che entra in gioco l’avvocato Alice Cometto, che avvia una disperata corsa contro il tempo per salvare la loro casa.
Viene presentata un’istanza per accedere alla procedura di ristrutturazione del debito, chiedendo al giudice di evitare la liquidazione dell’immobile e di concedere alla famiglia un piano di rientro sostenibile. Non è semplice. In un primo momento, grazie a un fondo di emergenza, il pignoramento viene sospeso, ma quando la madre è ancora ricoverata, i creditori riprendono l’offensiva. La casa torna di nuovo a rischio.
La svolta arriva a fine febbraio. Il giudice riconosce che questa famiglia non è composta da furbetti del debito, ma da persone che hanno avuto la sfortuna di finire in una spirale fuori controllo. Le procedure esecutive vengono sospese. A marzo arriva la notizia tanto attesa: il piano di pagamento è omologato. Il debito viene ridotto di oltre il 50%, passando da 210mila a 100mila euro, da restituire con rate sostenibili per i prossimi sette anni.
Per la famiglia è come tornare a respirare. La casa è salva. Quella casa che rappresenta il passato, il presente e il futuro dei loro figli. Oggi possono guardare avanti con una speranza nuova, dopo aver vissuto un incubo che sembrava non avere fine.
Questa non è solo una storia di debiti e burocrazia. È la dimostrazione che dietro ai numeri ci sono persone, che dietro alle sentenze ci possono essere giustizia e umanità. E che, a volte, la vita offre una seconda possibilità a chi è disposto a lottare per riprendersi la propria dignità.
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