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Palo della luce spento: la Procura indaga sulla morte di Maria Calabrò

La conferma dell’inchiesta solleva interrogativi sulla mancata manutenzione della rete pubblica. Il guasto è stato riparato solo dopo l'incidente

Palo della luce spento: la Procura indaga sulla morte di Maria Calabrò

Maria Calabrò, sullo sfondo il Tribunale di Ivrea

La novità delle ultime ore getta un’ombra ancora più inquietante sulla tragedia che ha colpito Maria Calabrò, 74 anni, ex professoressa dell'Ipsia di Settimo Torinese, una vita dedicata all'insegnamento, alla famiglia e alla comunità.

Il 3 marzo, alle 20.35, il suo cuore ha smesso di battere all’ospedale Giovanni Bosco di Torino, dove lottava tra la vita e la morte da giorni. La sua storia, però, è molto più di un semplice necrologio. Maria Calabrò non è morta per cause naturali. È stata investita il 18 febbraio nei pressi del supermercato In’s di corso Lombardia.

Dalla Procura di Ivrea arriva ora la conferma: è in corso un’indagine sulla sua morte. Le verifiche effettuate finora hanno accertato che un palo della luce nei pressi dell'incidente non funzionava. Non solo: il guasto sarebbe stato segnalato più volte dai cittadini.

La conferma più amara? Il guasto è stato riparato subito dopo l’incidente. Anche questo è finito agli atti.

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A segnalare il problema non sono solo i testimoni presenti al momento dell’impatto, ma anche gli investigatori, che hanno raccolto e trasmesso le informazioni agli inquirenti. Il sospetto che si fa sempre più certezza è che quella strada fosse davvero avvolta nell’oscurità al momento dell’incidente. Il punto, ora, è uno solo: si tratta di una tragica fatalità o di un caso di mancata manutenzione con conseguenze drammatiche?

Mentre l'inchiesta fa il suo corso, le dichiarazioni inviateci dalla sindaca Elena Piastra - e da noi immediatamente pubblicate - assumono un sapore abbastanza amaro. Nel suo comunicato ufficiale, ha affermato con sicurezza che la zona era ben illuminata e che le segnalazioni sulla scarsa visibilità erano "false e potenzialmente diffamatorie". Oggi, alla luce delle indagini, le sue parole appaiono quantomeno avventate. Se non altro, la prudenza avrebbe suggerito di attendere l’esito delle verifiche prima di liquidare le denunce dei cittadini e le verifiche dei carabinieri come infondate.

Nella sua dichiarazione ufficiale, Piastra afferma: “La zona in cui si è verificato il sinistro è provvista di un adeguato sistema di illuminazione pubblica costituito da molti punti luce che garantiscono la visibilità. Fermo restando che ogni valutazione sulle cause dell'incidente spetta alle forze dell’ordine intervenute per il rilievo, sottolineo che la sera del 18 febbraio la zona in questione risultava adeguatamente illuminata, come si evince anche da materiale video acquisito dalle forze dell'ordine che indagano sull'episodio. Le verifiche dei tecnici hanno riscontrato, sulla tratta, un possibile malfunzionamento di un singolo punto luce, in un punto diverso da quello in cui è stata investita la vittima.”

E aggiunge: “Considerato inoltre che un guasto su un singolo punto luce, anche qualora confermato, non comprometterebbe la visibilità complessiva della strada, sottolineo che le sue affermazioni (su tutte l'espressione 'nel buio più totale') risultano false e dunque potenzialmente diffamatorie.” Per concludere: “La rete dell'illuminazione pubblica risulta essere nel complesso adeguata alle esigenze, naturalmente al netto dei fisiologici e complessi interventi di manutenzione richiesti da oltre 8.000 pali della luce diffusi sul territorio.”

Parole che oggi appaiono, nella migliore delle ipotesi, frettolose. Nella peggiore, negazioniste.

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