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Cronaca
11 Marzo 2025 - 10:59
Maria Calabrò con il suo cane King
La Procura di Ivrea ha aperto un’indagine sulla morte di Maria Calabrò, 75 anni, ex professoressa dell'Ipsia di Settimo Torinese, una vita dedicata all'insegnamento, alla famiglia, alla comunità. Per questo non è ancora stata fissata una data per i funerali.
Il 3 marzo, alle 20.35, il suo cuore ha smesso di battere all’ospedale Giovanni Bosco di Torino, dove lottava tra la vita e la morte da giorni.
La sua storia, però, è molto più di un semplice necrologio. Maria Calabrò non è morta per cause naturali. Era stata investita in una zona che in molti han definito "buia", di quelle che a Settimo Torinese abbondano a giorni alterni.
Il tragico incidente è avvenuto la sera del 18 febbraio nei pressi del supermercato In’s di corso Lombardia.
La domanda è: quel giorno la strada era avvolta nell’oscurità, come hanno raccontato testimoni e residenti oppure no? Lo dicono in tanti. Lo dicono sottovoce. Qualcuno però lo scrive …
L'automobilista, un settimese, si è subito fermato per prestare soccorso. I test hanno escluso alcol e droghe. Ma il punto è un altro: si è trattato di una tragica fatalità o di una conseguenza di una negligenza?
La Procura di Ivrea, per quel che ne sappiamo, oltre a questo, sta indagando anche sul pregresso quadro clinico della donna.
Sul punto la sindaca Elena Piastra non ha dubbi e ha già messo le mani avanti.
“La zona in cui si è verificato il sinistro - ci ha scritto i - è provvista di un adeguato sistema di illuminazione pubblica costituito da molti punti luce che garantiscono la visibilità. Fermo restando che ogni valutazione sulle cause dell'incidente spetta alle forze dell’Ordine intervenute per il rilievo, sottolineo che la sera del 18 febbraio la zona in questione risultava adeguatamente illuminata, come si evince anche da materiale video acquisito dalle forze dell'ordine che indagano sull'episodio. Le verifiche dei tecnici hanno riscontrato, sulla tratta, un possibile malfunzionamento di un singolo punto luce, in un punto diverso da quello in cui è stata investita la vittima. Considerato inoltre che un guasto su un singolo punto luce, anche qualora confermato, non comprometterebbe la visibilità complessiva della strada, sottolineo che le sue affermazioni (su tutte l'espressione "nel buio più totale") risultano false e dunque potenzialmente diffamatorie. …”.
E poi ancora “… la rete dell'IP risulta essere nel complesso adeguata alle esigenze, naturalmente al netto dei fisiologici e complessi interventi di manutenzione richiesti da oltre 8.000 pali della luce diffusi sul territorio…”.
Se si accerta che una persona è stata investita e uccisa a causa della scarsa illuminazione di una strada, il sindaco potrebbe trovarsi coinvolto sotto diversi profili di responsabilità:
1. Responsabilità penale
Il sindaco, in qualità di massima autorità locale, potrebbe essere chiamato a rispondere penalmente se si dimostra che la mancata illuminazione della strada sia direttamente collegata all'incidente e che ci sia stato un comportamento omissivo colposo. Le ipotesi di reato potrebbero essere:
Tuttavia, il sindaco non è automaticamente responsabile, poiché l’illuminazione pubblica è spesso gestita da uffici tecnici comunali o da società terze. Lo è se si dimostra che era direttamente a conoscenza del problema, che aveva il dovere di intervenire e non lo ha fatto.
2. Responsabilità civile e amministrativa
Sul piano civile, il Comune potrebbe essere ritenuto responsabile per danni nei confronti della famiglia della vittima.
In particolare:
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