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Cronaca
08 Marzo 2025 - 13:23
Un’altra tragedia sul lavoro nel Torinese. Un operaio di 35 anni, di origini egiziane, Ramadan Abdelkarim Alaa Ragarb, è morto all’ospedale Giovanni Bosco di Torino dopo essere precipitato dal tetto di un capannone in ristrutturazione a Leini. L’uomo è caduto da un’altezza di circa dieci metri, riportando ferite gravissime. Ma la vicenda assume contorni ancora più inquietanti: invece di chiamare i soccorsi, i colleghi lo hanno trasportato in auto all’ospedale e hanno tentato di nascondere l’accaduto, raccontando ai medici che era caduto in casa.
La dinamica dell’incidente è stata subito messa in discussione. I carabinieri della Compagnia di Venaria, intervenuti sul caso, hanno avviato le indagini e scoperto che l’operaio non era affatto caduto in casa, ma dal tetto del capannone in via Agnelli, a Leini. Una verità che è emersa rapidamente, smentendo la versione fornita dai colleghi.
L’area è stata posta sotto sequestro e sul posto è intervenuto il personale dello Spresal dell’Asl To4, incaricato di verificare le condizioni di sicurezza del cantiere e accertare eventuali violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro.
Il caso richiama alla mente un altro drammatico episodio accaduto appena un mese fa nel Torinese. Un operaio edile di 22 anni, peruviano, era stato abbandonato in condizioni critiche al pronto soccorso dell’ospedale di Rivoli. Anche in quel caso, si era cercato di nascondere la verità: inizialmente si pensava fosse stato coinvolto in una rissa, ma le indagini hanno rivelato che si trattava di un infortunio sul lavoro avvenuto in un cantiere edile di Collegno.
Due episodi ravvicinati che rivelano una prassi inquietante: il tentativo di insabbiare gli incidenti per evitare conseguenze, lasciando gli operai feriti in balia del loro destino, spesso senza un soccorso tempestivo che potrebbe salvarli.
La Procura ha aperto un fascicolo d’inchiesta per far luce sulla vicenda e individuare le responsabilità. Chi ha deciso di non chiamare il 118? Perché si è tentato di nascondere l’infortunio?
Il problema della sicurezza sul lavoro continua a essere un’emergenza irrisolta. Casi come quello di Leini e Collegno dimostrano quanto ancora ci sia da fare per garantire il rispetto delle normative e per proteggere chi lavora nei cantieri.
Un’altra morte che si poteva evitare. Un’altra vita spezzata in un cantiere, tra silenzi, paura e colpevoli omissioni. Ma questa volta, nessuno potrà far finta di niente.
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