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Cronaca

L'assurda storia di Alex, vittima di uno scambio di identità che può costargli il carcere

Immigrato condannato per un furto con strappo che non ha mai commesso: ha firmato una notifica senza sapere cosa fosse e da lì sono iniziati i guai

L'assurda storia di Alex, vittima di uno scambio di identità che può costargli il carcere

L'assurda storia di Alex, vittima di uno scambio di identità che può costargli il carcere

È la storia di un uomo che ha sempre vissuto del proprio lavoro, ma che adesso rischia di finire dietro le sbarre per un furto mai commesso.

Alex Asamoah, 42 anni, di origini senegalesi, si è ritrovato coinvolto in una vicenda surreale, frutto di un errore di identificazione legato al CUI, il codice unico che avrebbe dovuto distinguerlo da un presunto ladro.

Tutto è iniziato quando ad Alex, residente a Mappano e con un impiego stabile in un magazzino, è stata recapitata una notifica per un reato che non aveva nulla a che fare con la sua vita. Convinto si trattasse di una pratica burocratica legata al permesso di soggiorno, ha firmato i documenti senza rendersi conto del contenuto.

In realtà, ciò che stava ratificando riguardava un furto con strappo commesso a Torino il 27 marzo 2022 da Ukwuegbu Chikodinaka che si era fatto chiamare con un nome differente.

Questo individuo, di nazionalità nigeriana, secondo le ricostruzioni avrebbe afferrato con forza l’iPhone di una connazionale, per poi dileguarsi.

Fermato e arrestato, è stato rilasciato poco dopo e di lui si sono perse le tracce.

La speranza per Alex è il ricorso in Corte d'Appello

Il problema è che il suo CUI, o uno dei suoi numerosi alias, è stato erroneamente associato ad Asamoah. Da qui è scattata l’indagine e il relativo processo, in cui Alex è stato condannato a un anno, nove mesi e dieci giorni.

La situazione appare paradossale: mentre l’effettivo responsabile non è più rintracciabile, l’operaio senegalese rischia di entrare in carcere da innocente.

Ora la difesa, rappresentata d'ufficio dall'avvocato Giuseppe Damini,punta a fare chiarezza dimostrando la reale identità di Alex, che nel 2014 aveva già un CUI differente.

Dopo aver attraversato mezzo Mediterraneo per raggiungere la Sicilia in cerca di un futuro migliore, oggi si ritrova a dover lottare con la burocrazia e l’errore di un sistema che non ha saputo distinguere due persone diverse.

Questa esperienza ha letteralmente sconvolto la sua vita, costringendolo a convivere con l’ansia di poter essere fermato da un momento all’altro e tradotto in carcere.

Eppure, chi lo conosce descrive Alex come un lavoratore serio e onesto, impegnato tra turni estenuanti e sacrifici per garantire un’esistenza dignitosa alla propria famiglia.

Adesso tutto dipende dal ricorso in appello, che potrebbe ribaltare la sentenza o quantomeno far emergere l’assurdità di questa confusione burocratica. Il timore è che i tempi della giustizia si prolunghino e che un uomo innocente paghi per il reato di qualcun altro. Un semplice errore si è trasformato in un incubo che, si spera, possa concludersi senza conseguenze irreparabili per chi non ha mai infranto la legge.

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