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Cronaca
24 Febbraio 2025 - 15:04
Autovelox Beinasco
Ancora una volta, un tribunale smonta l’ennesima contravvenzione basata su autovelox non omologati. Il Giudice di Pace di Torino ha infatti accolto il ricorso di un automobilista multato dal Comune di Beinasco per eccesso di velocità, annullando la sanzione perché il dispositivo utilizzato per il rilevamento non aveva ottenuto l’omologazione necessaria.
Il caso riguarda una multa elevata tramite il dispositivo AGUIA Red&Speed modello “AGUIA-T5-5-R”, per il quale non è stato possibile reperire alcun decreto di omologazione. La sentenza, firmata dalla giudice Daniela Guerra, ha sottolineato come, in base alla normativa vigente, solo le apparecchiature debitamente omologate possano essere utilizzate come prova della violazione dei limiti di velocità. Mancando questa certificazione, la multa è risultata priva di validità e dunque annullata.
Una pronuncia che potrebbe avere conseguenze ben più ampie, perché conferma una questione legale che spesso viene ignorata dalle amministrazioni locali: la distinzione tra approvazione e omologazione. La Corte di Cassazione(sentenza n. 10505/2024) ha chiarito che l’approvazione è un procedimento meno rigoroso, mentre l’omologazione è l’unico processo che garantisce che il dispositivo sia conforme alle norme e affidabile nel rilevamento delle infrazioni. È una differenza sostanziale che può rendere nulle migliaia di sanzioni emesse con strumenti irregolari.
La domanda è inevitabile: quante altre multe sono state inflitte sulla base di autovelox che non rispettano i requisiti di legge? E soprattutto, quanti cittadini hanno pagato senza nemmeno sapere di poter contestare la sanzione? Il Codice della Strada (art. 142, comma 6) è chiaro: solo i dispositivi omologati possono essere utilizzati per la rilevazione della velocità. Se questa condizione non è rispettata, le multe sono illegittime.
Ma la realtà racconta tutt’altro: negli ultimi anni, i Comuni hanno moltiplicato il numero di autovelox sulle strade, spesso piazzandoli in punti strategici dove è più facile “cogliere in fallo” gli automobilisti. Il sospetto, ormai sempre più diffuso, è che la sicurezza stradale sia solo una giustificazione per fare cassa. D’altronde, le entrate derivanti dalle multe rappresentano una voce di bilancio non trascurabile per molte amministrazioni.
L’avvocato Martina Fazzone, che ha seguito il caso, evidenzia come questa sentenza possa rappresentare una svolta importante per chi si trova in situazioni simili: «Le sanzioni elevate tramite dispositivi non omologati risultano nulle, quindi gli automobilisti possono opporsi e ottenere l’annullamento di multe ingiuste. È un principio fondamentale per la tutela dei cittadini».
Ora che il giudice ha stabilito che un dispositivo privo di omologazione non può essere usato come prova, è lecito aspettarsi una raffica di ricorsi da parte di chi è stato sanzionato ingiustamente. Perché se la legge vale per un singolo caso, deve valere per tutti.
E qui sorge un altro problema: chi risarcirà gli automobilisti che hanno già pagato? Perché se un dispositivo non è a norma oggi, non lo era nemmeno ieri. Questo significa che migliaia di multe potrebbero essere state comminate senza una base giuridica solida, ma i soldi incassati dai Comuni difficilmente verranno restituiti spontaneamente.
Intanto, il Comune di Beinasco – rimasto contumace nel processo, ossia senza neppure presentarsi in giudizio – è stato condannato anche al pagamento delle spese legali dell’automobilista ricorrente, per un totale di 139 euro, oltre a IVA e contributo unificato. Una cifra irrisoria rispetto alle somme incassate con le sanzioni.
Il caso di Beinasco si inserisce in una lunga serie di decisioni giudiziarie che stanno mettendo in discussione il sistema sanzionatorio basato sugli autovelox. Sempre più tribunali stanno accogliendo i ricorsi degli automobilisti, evidenziando errori, omissioni e irregolarità nella gestione dei dispositivi di rilevazione. Eppure, le amministrazioni locali continuano a installarli, nella speranza che i cittadini non si informino sui loro diritti.
Ma questa sentenza potrebbe rappresentare un punto di svolta. Se i cittadini iniziano a contestare in massa le multe illegittime, il castello di carte potrebbe crollare. E allora forse qualcuno dovrà ammettere che il vero obiettivo di molti autovelox non è mai stata la sicurezza, ma il portafoglio degli automobilisti.
Insomma, chi guida deve rispettare i limiti di velocità, ma anche i Comuni devono rispettare la legge. E se vogliono fare cassa, che trovino altri modi. Magari più onesti.
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