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Cronaca

Vercelli, droga in carcere: madre tenta di introdurre stupefacenti al figlio detenuto

La Polizia Penitenziaria ha fermato il tentativo durante il colloquio, grazie a un’operazione con unità cinofile. Il Sappe denuncia: traffici illeciti e aggressioni agli agenti in aumento

Droga in carcere

Vercelli, droga in carcere: madre tenta di introdurre stupefacenti al figlio detenuto

Un nuovo caso di tentato traffico di droga all’interno del carcere di Vercelli è stato sventato grazie all’intervento tempestivo della Polizia Penitenziaria. Una donna è stata sorpresa mentre cercava di introdurre sostanze stupefacenti per il figlio detenuto, occultandole nei propri indumenti intimi. Il fatto è stato reso noto dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), per voce del segretario regionale Vicente Santilli.

Durante il colloquio con il figlio, gli agenti della Polizia Penitenziaria, con il supporto di unità cinofile antidroga, hanno sottoposto la donna a una perquisizione, rinvenendo tre involucri contenenti cocaina, crack e altre sostanze stupefacenti. Il tentativo di introdurre la droga nel carcere è stato così fermato sul nascere, evitando che lo stupefacente potesse circolare tra i detenuti.

La donna è stata immediatamente arrestata e posta agli arresti domiciliari, in attesa delle ulteriori determinazioni della magistratura. L’operazione è stata accolta con piena soddisfazione dal Sappe, che ha sottolineato l’importanza di azioni di contrasto come questa, soprattutto in un contesto sempre più complesso all’interno degli istituti di detenzione.

Tentato spaccio in carcere a Vercelli

L’episodio si inserisce in un quadro più ampio di crescenti criticità nei penitenziari piemontesi. Il Sappe ha denunciato che gli agenti sono sempre più frequentemente vittime di aggressioni da parte di detenuti facinorosi, rendendo il loro lavoro ancora più difficile e pericoloso.

Inoltre, resta alta l’attenzione sul fenomeno dell’introduzione illegale di telefoni cellulari e droga nelle carceri, un problema che richiede interventi costanti e una vigilanza rafforzata. “L’azione di contrasto è quotidiana”, sottolineano dal sindacato, “e vede impegnati senza sosta gli uomini e le donne del Corpo di Polizia Penitenziaria”.

Il caso di Vercelli è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che evidenziano la necessità di maggiore supporto alle forze di Polizia Penitenziaria, sia in termini di risorse umane che di strumenti tecnologici. La sicurezza all’interno delle carceri non riguarda solo il personale, ma anche la tutela dei detenuti stessi, spesso esposti a dinamiche di illegalità difficili da contrastare senza un adeguato potenziamento dei controlli. Nel frattempo, l’attenzione resta alta, con la speranza che episodi simili possano essere sempre più prevenuti attraverso un sistema di sorveglianza efficace e una collaborazione stretta tra istituzioni e forze dell’ordine.

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