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Cronaca
20 Febbraio 2025 - 10:59
Ugo Papurello, sindaco di San Carlo
I ladri non guardano in faccia a nessuno, nemmeno alle istituzioni. Questa volta, nel mirino dei topi d’appartamento è finito Ugo Papurello, sindaco di San Carlo Canavese, la cui abitazione è stata svaligiata una decina di giorni fa. Un colpo rapido e ben studiato: prima dell’effrazione, un individuo con il volto parzialmente coperto da una parrucca ha suonato al citofono per accertarsi che in casa non ci fosse nessuno. Pochi minuti e i ladri hanno agito, ripulendo l’abitazione mentre la moglie del primo cittadino era fuori.
Mia moglie si era assentata per pochi minuti e quando è rientrata si è accorta del furto, racconta Papurello, che ha sporto immediatamente denuncia. Il sindaco ha comunque voluto esprimere il suo apprezzamento per il lavoro delle forze dell’ordine, impegnate nel tentativo di arginare il fenomeno dei furti.
Ma l’ondata di razzie non si è fermata qui. Pochi giorni fa, un altro colpo ha scosso Borgata Sedime, dove i malviventi hanno portato via persino la carne dal freezer. Una scena che sembra uscita da un racconto di miseria e disperazione: ormai non si rubano più solo oggetti di valore, ma anche generi alimentari, segno di una criminalità che non si fa scrupoli nemmeno davanti a una bistecca surgelata.
L’episodio ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nel piccolo centro del Canavese, dove i residenti si dicono esasperati. “Siamo prigionieri nelle nostre case, mentre loro fanno quello che vogliono”, racconta un cittadino, che preferisce restare anonimo. “Abbiamo messo telecamere, luci con sensori di movimento, ma questi non si fermano davanti a niente”. Un senso di insicurezza che cresce, alimentato dal sospetto che le bande abbiano una conoscenza precisa delle abitudini delle famiglie che prendono di mira.
Secondo gli investigatori, i furti sarebbero opera di gruppi specializzati, ben organizzati e probabilmente già responsabili di altre incursioni nel Ciriacese e nel Torinese. Non si tratta di episodi casuali, ma di blitz studiati nei minimi dettagli, con sopralluoghi preventivi e un’azione rapida che dura pochi minuti. “Aspettano il momento giusto, poi entrano in azione. È chiaro che conoscono la zona”, spiega un abitante.
I carabinieri stanno ora visionando le immagini delle telecamere di sorveglianza installate nei punti strategici del paese, nella speranza di individuare i responsabili. San Carlo, come molti altri centri della zona, è da tempo nel mirino di queste bande, che colpiscono con sempre maggiore audacia e impunità.
Di fronte a questa escalation, in molti si chiedono se la videosorveglianza sia sufficiente. “Abbiamo bisogno di più pattugliamenti, di un presidio reale del territorio. Le telecamere servono a poco se poi non si interviene tempestivamente”, protesta un residente. Ma la realtà è che i comuni, specie quelli più piccoli, hanno sempre meno risorse da destinare alla sicurezza e il problema dei furti resta aperto.
Le forze dell’ordine raccomandano ai cittadini di prestare massima attenzione a movimenti sospetti nei pressi delle abitazioni e di segnalare immediatamente la presenza di individui o veicoli sconosciuti. Tuttavia, cresce la sensazione di impotenza di fronte a una criminalità sempre più organizzata e sfacciata. La domanda resta: basteranno le telecamere e le segnalazioni a fermare un fenomeno sempre più radicato? Oppure, tra una denuncia e l’altra, la criminalità continuerà a farla da padrona?
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