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Cronaca

Venaria sotto shock: mentre si ricordava Cinzia, un altro uomo minacciava la sua ex

Dalla fiaccolata per Cinzia D'Aries a un altro episodio di violenza contro un'altra donna

Venaria sotto shock: mentre si ricordava Cinzia, un altro uomo minacciava la sua ex

Venaria sotto shock: mentre si ricordava Cinzia, un altro uomo minacciava la sua ex

Venaria si interroga. Cosa sta accadendo in città? Mentre lunedì sera oltre duecento persone si riunivano in via Gozzano per una fiaccolata in memoria di Cinzia D'Aries, la 51enne uccisa a coltellate dal marito Pietro Quartuccio, a pochi isolati di distanza un altro uomo si avvicinava con intenti minacciosi alla casa della sua ex compagna.

Il 50enne, un operaio che non ha mai accettato la separazione, si è presentato sotto l'abitazione della donna in pieno centro. Era già stato denunciato per stalking e la sua presenza ha fatto scattare immediatamente l'allarme. Sul posto sono arrivate pattuglie dei carabinieri e della polizia locale, che lo hanno convinto ad allontanarsi. Ma la notte non avrebbe portato quiete. Qualche ora dopo, alle 2.30, l'uomo è tornato in viale Buridani. Stavolta armato di coltello.

In un attimo, la situazione è precipitata. Le forze dell'ordine sono intervenute con la massima rapidità, riuscendo a bloccarlo prima che potesse compiere gesti estremi. Disarmato e immobilizzato, il 50enne è stato portato in caserma e poi trasferito nel carcere di Ivrea, in attesa della convalida dell'arresto. Un epilogo che avrebbe potuto essere ben più tragico, se non fosse stato per la tempestività dell'intervento.

Due episodi in pochi giorni, entrambi segnati da violenza e ossessione, entrambi consumati a Venaria Reale. Il dolore per la morte di Cinzia D'Aries è ancora vivo, il ricordo delle sue amiche e dei suoi cari ha illuminato la notte di lunedì con la luce delle fiaccole. Ma quella luce si è mescolata all'angoscia di un'altra storia di persecuzione e paura.

Le domande si fanno pressanti. Cosa sta succedendo a Venaria? Quanti altri uomini non accettano un "no"? E soprattutto: cosa si può fare per fermare questa catena di violenza?

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