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Cronaca

Caso Demba Seck: condannato il Pm che cancellò i video dal cellulare del calciatore accusato di revenge porn

Per lui il Gup di Milano ha stabilito una pena di un anno nove mesi e 10 giorni di carcere oltre al risarcimento nei confronti della ragazza, della Presidenza del Consiglio e del Ministero della Giustizia

Il Pm Enzo Bucarelli è stato condannato in primo grado ad un anno, nove mesi e 10 giorni di carcere

Il Pm Enzo Bucarelli è stato condannato in primo grado ad un anno, nove mesi e 10 giorni di carcere

Una sentenza che fa discutere e che segna un nuovo capitolo nella giurisprudenza sui reati connessi al revenge porn. Il gup di Milano, Luigi Iannelli, ha condannato a un anno, nove mesi e 10 giorni di reclusione, con sospensione della pena, l'ex pm di Torino Enzo Bucarelli.

Il magistrato è stato riconosciuto colpevole di aver cancellato dal cellulare dell'ex calciatore del Torino Demba Seck alcuni video intimi registrati di nascosto e poi divulgati dall'atleta ai suoi amici. Oltre alla pena detentiva, Bucarelli è stato interdetto dai pubblici uffici e condannato al risarcimento dei danni: 10mila euro per la vittima, 10mila euro alla Presidenza del Consiglio e 15mila euro al Ministero della Giustizia. La sentenza accoglie pienamente le richieste avanzate dalla Procura.

La vicenda ha origine nel 2023, quando Veronica Garbolino, ex fidanzata di Seck e residente a Ciriè, denunciò l'ex compagno per averla filmata senza il suo consenso durante momenti intimi. La giovane, che all'epoca lavorava in una nota discoteca torinese, dichiarò di essere venuta a conoscenza dell'esistenza dei video solo dopo la fine della relazione.

In un'intervista a Repubblica, la ragazza raccontò: "Ero incredula, imbarazzata e scossa. Avevo paura che quei video potessero essere diffusi ad altre persone. Non so nemmeno quanti ne abbia registrati".

Secondo le indagini della Procura di Milano, Bucarelli avrebbe omesso di sequestrare il cellulare contenente i video compromettenti e, durante una perquisizione della polizia giudiziaria del 21 febbraio 2023, si sarebbe limitato a visionare i file senza acquisirli come prove. Dalle analisi successive emerse che almeno due di quei video erano stati inviati da Seck a un amico e a un ex compagno di squadra oggi militante in Inghilterra.

L'accusa più grave nei confronti dell'ex pm riguarda però la presunta pressione esercitata sulla vittima per farle firmare un accordo economico, in cui si impegnava a non procedere con la querela. Questo elemento, secondo i magistrati milanesi, avrebbe facilitato l'archiviazione del caso nei confronti del calciatore.

Il fascicolo inizialmente aperto presso la Procura di Torino venne trasmesso ai magistrati di Milano dall'allora procuratore generale Francesco Saluzzo, oggi in pensione. Il caso subì un'accelerazione ad agosto 2024, quando la procuratrice aggiunta Letizia Siciliano raccolse ulteriori elementi a carico di Bucarelli, spingendo per il rinvio a giudizio.

La sentenza è stata emessa dal giudice per l'udienza preliminare, Luigi Iannelli, del Tribunale di Milano

La difesa dell'ex magistrato, rappresentata dall'avvocato Michele Galasso, ha definito "inspiegabile" la richiesta di processo, sostenendo che il verbale di perquisizione redatto su indicazione dello stesso Bucarelli contenesse già tutti i dettagli relativi all'invio dei filmati. Tuttavia, il giudice Iannelli ha ritenuto fondati gli elementi dell'accusa, arrivando alla condanna odierna.

La condanna di Bucarelli, sebbene con pena sospesa, rappresenta un caso emblematico di mancata tutela delle vittime di revenge porn e di abuso di potere da parte di un pubblico ufficiale. La vicenda solleva inoltre interrogativi sull'operato della magistratura torinese e sulle dinamiche che hanno portato alla chiusura del fascicolo nei confronti di Seck.

Nel frattempo, la difesa ha annunciato che presenterà ricorso in appello, mentre la vittima ha dichiarato di volersi costituire parte civile in eventuali futuri procedimenti legati alla vicenda.

Se confermata in via definitiva, l'interdizione dai pubblici uffici comporta per un magistrato l'impossibilità di esercitare qualsiasi incarico nella magistratura o in altri ruoli della pubblica amministrazione. Questo significa che Bucarelli non potrà più svolgere la funzione di giudice o pubblico ministero; ricoprire ruoli in qualsiasi organo della giustizia, inclusi incarichi amministrativi presso tribunali o procure; concorrere per ruoli dirigenziali in enti pubblici; partecipare a commissioni d'esame o a procedure concorsuali per l'accesso alla magistratura.

L'interdizione dai pubblici uffici ha anche conseguenze economiche e professionali significative. Nel caso specifico, Bucarelli perderebbe il diritto a eventuali pensioni maturate come magistrato se la misura fosse accompagnata da una decadenza dai benefici pensionistici. Inoltre, tale provvedimento comporta l'esclusione da incarichi consultivi presso enti statali o locali e da qualunque attività che implichi l'esercizio di pubbliche funzioni.

Se la condanna fosse confermata nei successivi gradi di giudizio, l'interdizione diverrebbe definitiva, chiudendo ogni possibilità di un rientro nel settore pubblico. In tal caso, Bucarelli potrebbe tentare un reinserimento professionale esclusivamente nel settore privato, come consulente legale o avvocato, sempre che non intervengano ulteriori sanzioni disciplinari da parte dell'ordine degli avvocati.

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