Cerca

Cronaca

Omicidio Fatmir Ara, le urla della moglie in aula: "Non ce la faccio più. Mi hanno rovinato la vita"

Lo sfogo tra le lacrime di Marinela Ara durante l'arringa difensiva dell'avvocato Paolo Campanale

Omicidio Fatmir Ara, le urla della moglie in aula: "Non ce la faccio più. Mi hanno rovinato la vita"

Non ce l'ha fatta Marinela Ara ad ascoltare quelle tesi alternative alla ricostruzione del Pm Elena Parato, volte a demolire le accuse dell'omicidio premeditato di Fatmir Ara, imprenditore ucciso con 5 colpi di fucile da caccia caricato a pallettoni.

Le parole dei difensori di Davide Osella Ghena, accusato del delitto insieme alla sorella Barbara e all'amico Andera Fagnoni, l'hanno ferita fino a farla scoppiare in lacrime in aula. "Non ce la faccio più. Mi hanno rovinato la vita".

Marinela da quel terribile 2 settembre 2022 si è ritrovata a tirar su da sola i suoi due figli. Lavora come guardia giurata e fa di tutto per non far mancare nulla a quei due bambini che ancora oggi chiedono quando tornerà a casa il padre. Marinela, assistita dall'avvocato Giuseppe Pipitone, ha assistito con compostezza e dignità a tutte le udienze che si sono susseguite. Oggi, davanti alla ricostruzione dei difensori di Davide Osella Ghena che ne hanno chiesto l'assoluzione piena, è crollata. Le lacrime hanno iniziato a solcarle il volto mentre quella rabbia mai esplosa iniziava a salire. "Non ce la faccio più!" ha urlato in aula. "Mi hanno rovinato la vita". Parole che hanno risuonato nell'aula improvvisamente silenziosa. 

In singhiozzi, inconsolabile nel suo dolore, Marinela è stata accompagnata fuori. A raggiungerla, la cognata Mirela (sorella di Fatmir Ara) e i familiari di quell'uomo che non tornerà a a casa mai più.

In un altro angolo dell'aula, un'altra donna con il cuore spezzato. Un'altra donna che di udienze non se n'è persa neanche una. E' la mamma di Davide Osella Ghena. Capelli grigi, un corpo segnato dal dolore oltre che dalla malattia, la mamma dell'imputato, tenendosi ad un deambulatore che l'aiuta nei movimenti, ha sempre cercato di essere al fianco di quel figlio che dal settembre 2022 non può più avere con sè. Nonostante nello scorso mese di novembre abbia lasciato il carcere essendogli stati concessi dal Tribunale del Riesame gli arresti domiciliari, Davide Osella Ghena vive in una struttura protetta.

La mamma di Davide Osella Ghena all'uscita dal Tribunale di Ivrea

Nell'udienza di oggi la parola è passata agli avvocati difensori Andrea Furlanetto (per Davide Osella Ghena)e Paolo Campanale (per Davide Osella Ghena e sua sorella Barbara).

I legali hanno presentato una linea difensiva dettagliata e aggressiva, sollevando dubbi sulle prove raccolte e chiedendo l’assoluzione del loro assistito almeno per insufficienza di prove. Per i difensori, Fatmir Ara, imprenditore di origine albanese, ucciso il 2 settembre 2022 con cinque colpi di fucile calibro 12 in una frazione di San Carlo Canavese, dove, secondo l’accusa, gli era stata tesa un’imboscata, non sarebbe stato ucciso da Davide Osella Ghena.

Secondo l’avvocato Furlanetto, la presunta premeditazione manca di fondamento. “Se fosse caduta l’ipotesi della premeditazione, avremmo optato per il rito abbreviato, ma la legge non lo consente più”, ha dichiarato il legale, sottolineando che il quadro indiziario non giustifica l’accusa più grave. Inoltre, il movente economico appare fragile: secondo la procura, Osella avrebbe ucciso per un debito di 80 mila euro, ma la difesa ha evidenziato come la situazione finanziaria di Osella, operaio della cartiera Ahlstrom di Mathi, con una famiglia solida alle spalle e pronta ad aiutarlo, fosse stabile.

L’avvocato Campanale ha aggiunto che il quadro probatorio rimane invariato rispetto all’istruttoria iniziale e ha criticato la gestione delle indagini: “Questo è un processo puramente indiziario. Ma davanti accuse così gravi serve la prova piena prova, e questa non è stata raggiunta”. La difesa ha insistito sull’assenza di un movente chiaro e sull’incapacità dell’accusa di dimostrare una motivazione credibile.

La difesa ha puntato il dito contro le incongruenze tecniche nelle prove balistiche e video. L’avvocato Furlanetto ha messo in dubbio la ricostruzione dell’omicidio: “Sparare cinque colpi, trascinare un corpo di 85 chili nei rovi e tornare sul luogo per ripulire tutto, il tutto in 13 minuti? È irrealistico”. Inoltre, ha sottolineato che non sono stati trovati bossoli o tracce di trascinamento, e che i colpi, a differenza di quanto affermato dall’accusa, sarebbero stati sparati tutti da una distanza considerevole.

Fatmir Ara (foto concessa dalla sorella Mirela)

Sul video di sorveglianza che mostrerebbe Osella far cadere un oggetto rettangolare, presunto cellulare della vittima, Furlanetto ha osservato: “Come si può dire che fosse il telefono di Fatmir? Poteva essere un pacchetto di fazzoletti o le Luky Strike che fumava. Quel video non dimostra nulla”.

Gli avvocati hanno descritto un Osella vittima delle circostanze, troppo spaventato per raccontare la verità. Secondo la difesa, Osella sarebbe stato presente sul luogo del delitto ma non sarebbe l’autore materiale dell’omicidio: “È stato minacciato, aveva paura di Fatmir Ara e forse si è auto-calunniato”, ha spiegato Furlanetto. “Che vantaggio avrebbe avuto nel confessare? Nessuno”.

La difesa ha anche evidenziato la presenza del DNA di due soggetti ignoti trovati sui guanti che inchioderebbero Davide Osella Ghena, sostenendo che potrebbero essere le tracce dei veri responsabili dell’omicidio. “Sono stati loro a coinvolgere Osella, che ha visto la scena ed è fuggito prima che Fatmir morisse”, ha concluso Furlanetto.

L’avvocato Campanale ha criticato duramente la gestione delle indagini, definendola confusionaria e poco approfondita. “La ricostruzione del crimine non ha basi granitiche. Mancano elementi fondamentali come i bossoli, le cartucce e le borre del calibro 12, indispensabili per un’analisi balistica accurata”, ha dichiarato.

Campanale ha anche sollevato dubbi sull’attendibilità dell'altro imputato, Andrea Fagnoni, accusato di concorso in omicidio, che ha reso confessione piena. definito dalla difesa come un individuo psicologicamente instabile e influenzato da informazioni pubbliche: “Ha ripetuto ciò che era giù noto dai media. È stato manipolato”.

La difesa ha chiesto l’assoluzione di Davide Osella Ghena, almeno con formula dubitativa, o in subordine il riconoscimento delle attenuanti generiche. “La giustizia deve essere giusta. Non si può condannare qualcuno per un crimine che non ha commesso. Le domande senza risposta sono ancora troppe”, ha concluso Furlanetto, lasciando aperta la possibilità di un verdetto che riduca sensibilmente le responsabilità del suo assistito.

Il processo resta complesso e denso di ombre, con un giudizio che appare ancora lontano dall’essere definitivo.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori