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22 Gennaio 2025 - 10:11
Scandalo in chiesa: ex parroco di Pinerolo sotto processo per truffa ai più deboli
La cittadina di Pinerolo, conosciuta per la sua tranquillità, è oggi al centro di una vicenda giudiziaria che ha lasciato sgomenta la comunità locale. Don Paolo Bianciotto, 82 anni, ex parroco della chiesa di Madonna di Fatima, è accusato di circonvenzione di incapace e appropriazione indebita, con un danno stimato di centinaia di migliaia di euro. Il processo, iniziato il 22 gennaio 2025, punta a fare luce su una serie di episodi controversi che si sono susseguiti tra il 2018 e il 2021.
Secondo le indagini della Guardia di Finanza di Pinerolo, Don Bianciotto avrebbe approfittato di persone vulnerabili, affette da deficit cognitivi o problemi psichiatrici, inducendole a effettuare bonifici e a consegnargli strumenti di pagamento. Le somme sottratte ammonterebbero a quasi 185mila euro, utilizzate per fini personali o per trasferimenti poco chiari. Un dato che getta un'ombra inquietante su un sacerdote che, per anni, è stato punto di riferimento della parrocchia e della comunità.
Tra i dettagli emersi dalle indagini, spicca il trasferimento di 800mila euro a un’amica ed ex socia di Don Bianciotto. Con questi soldi sarebbero stati acquistati immobili, automobili e attività commerciali. La donna, interrogata, ha negato ogni relazione sentimentale con il sacerdote, ma le motivazioni dietro queste operazioni restano avvolte nel mistero. Perché una somma così ingente è stata trasferita? Quale legame univa realmente i due? Domande che il processo dovrà chiarire.
Gli investigatori hanno inoltre scoperto che Don Bianciotto, insieme a Don Giuseppe Alluvione, aveva investito in un albergo a Bordighera, successivamente venduto con un guadagno di 400mila euro a testa. La quota di Don Bianciotto sarebbe stata destinata alla cooperativa Progetto Erre, responsabile della gestione della casa alpina di Pragelato fino al 2010. Operazioni che sollevano dubbi sulla loro legittimità e sul reale utilizzo delle risorse.
Parroco sotto accusa
A complicare ulteriormente il caso, vi è l’accusa di appropriazione indebita di circa 500mila euro provenienti dalle casse parrocchiali e dall’associazione Nuova Scuola Mauriziana. Tuttavia, la recente riforma Cartabia stabilisce che tale reato è perseguibile solo su querela di parte. Il vescovo Derio Olivero, pur avendo sospeso Don Bianciotto dalle sue funzioni, ha deciso di non presentare querela, salvandolo così dalle accuse più gravi. Una decisione che ha sollevato critiche e acceso il dibattito sulla gestione dei reati interni alla Chiesa.
Non è la prima volta che Don Bianciotto si trova al centro di vicende giudiziarie. Nel 2009, era stato accusato di aver falsificato la firma di Monsignor Piergiorgio Debernardi per ottenere un fido bancario di 150mila euro, destinato al restauro di una chiesa a Prali. Anche allora, il caso si concluse senza conseguenze, grazie alla remissione della querela da parte del vescovo. Questo passato controverso contribuisce ad alimentare dubbi sulla trasparenza delle sue azioni.
La vicenda di Don Bianciotto solleva interrogativi profondi sulla fiducia che i fedeli ripongono nei loro rappresentanti religiosi. Come può una comunità continuare a credere in un’istituzione quando uno dei suoi esponenti è accusato di comportamenti così gravi? Per molti, questa vicenda rappresenta un colpo alla già fragile fiducia in una società sempre più segnata da scandali e abusi di potere.
Mentre il processo prosegue, la comunità di Pinerolo rimane divisa tra indignazione e speranza che la giustizia possa fare il suo corso. Perché, se da un lato la fede è un elemento centrale nella vita di molte persone, dall’altro la trasparenza e la responsabilità devono essere i pilastri su cui costruire una fiducia autentica e duratura.
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