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Cronaca

"Ti sfregio con l'acido. Ti riduco in sedia a rotelle". Omar Favaro di nuovo a processo 24 anni dopo Novi Ligure (VIDEO

Con la fidanzata Erika uccise la madre e il fratellino di lei con 97 coltellate nel 2001. Ora è accusato dalla Procura di Ivrea di violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti dell'allora moglie

Omar Favaro

Un nome che evoca uno dei crimini più sconvolgenti della recente cronaca italiana torna al centro dell’attenzione giudiziaria. Omar Favaro, oggi quarantunenne, già condannato per il duplice omicidio di Novi Ligure del 2001, è comparso questa mattina davanti al Gup del tribunale di Ivrea, Lucrezia Natta, per rispondere delle accuse di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia nei confronti della sua ex moglie, che si è costituita parte civile.

La vicenda, che getta nuove ombre sulla vita dell’ex adolescente al centro di uno dei casi giudiziari più seguiti di sempre, riguarda presunti episodi di abusi avvenuti tra il 2019 e il 2021. “Ti sfregio con l’acido”, “Ti riduco in sedia a rotelle”, sono solo alcune delle frasi che Favaro avrebbe rivolto alla donna, secondo l’accusa sostenuta dal pm Ludovico Bosso. La denuncia, partita dalla vittima nel 2021, ha portato all’apertura di un’indagine che oggi vede l’uomo di nuovo davanti alla giustizia.

Era il 21 febbraio 2001 quando Omar, allora 17enne, partecipò con la fidanzata Erika De Nardo, sedicenne, al brutale omicidio della madre e del fratellino di lei, Susy Cassini e Gianluca De Nardo, accoltellandoli 97 volte. Il delitto, pianificato con agghiacciante premeditazione, lasciò il Paese sotto shock e segnò indelebilmente i due giovani, che scontarono rispettivamente 14 e 16 anni di carcere.

Da allora, Favaro aveva tentato di rifarsi una vita lontano dai riflettori, ma le nuove accuse riportano al centro dell’attenzione pubblica una personalità complessa, ancora una volta associata a episodi di violenza.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, gli abusi nei confronti dell’ex moglie si sarebbero protratti per oltre due anni, durante i quali la donna avrebbe subito una lunga serie di violenze fisiche e psicologiche. Tra gli episodi più gravi figurano minacce di sfregi con l’acido, insulti costanti e una pressione emotiva insostenibile.

La donna, assistita dall’avvocato Francesca Violante, ha deciso di costituirsi parte civile e richiedere un risarcimento economico. Durante l’udienza preliminare, i legali di Favaro, gli avvocati Lorenzo Repetti e Vittorio Gatti, hanno aperto trattative con la controparte per valutare l’applicazione di un rito alternativo che potrebbe ridurre i tempi del processo.

Per ora, il giudice ha rinviato il procedimento al 18 marzo.

L’ex moglie di Favaro ha raccontato di aver conosciuto l’uomo sui social circa nove anni fa. Dopo una frequentazione iniziale, i due si erano sposati e avevano avuto una figlia, ora affidata congiuntamente ai genitori. Tuttavia, durante il lockdown del 2020, la situazione sarebbe degenerata. La donna, trovandosi sempre più isolata, ha deciso di denunciare nel 2021, abbandonando la casa in cui vivevano insieme.

Omar dopo l'udienza

Nonostante la gravità delle accuse, i giudici del tribunale di Ivrea e del Riesame hanno respinto la richiesta di misure cautelari avanzata dalla Procura, sostenendo che il pericolo non fosse attuale, vista la cessazione della convivenza. Favaro, oggi, vive in un condominio nella prima cintura di Torino e lavora regolarmente.

Il caso di Omar Favaro solleva domande non solo sul suo percorso personale, ma anche sulla gestione delle misure preventive in casi di violenza domestica. La decisione di non applicare misure cautelari ha sollevato perplessità, soprattutto considerando la gravità delle accuse e il passato dell’imputato.

La sua vicenda, intrecciata indissolubilmente con il dramma del delitto di Novi Ligure, continua a suscitare dibattito. Può una persona con un passato così oscuro davvero redimersi? E quanto le esperienze di violenza vissute o perpetrate in gioventù possono influire sulle relazioni successive?

L’appuntamento è fissato per il 18 marzo, quando il tribunale di Ivrea tornerà a occuparsi di un uomo che, vent’anni dopo aver segnato la cronaca nera italiana, si trova ancora una volta a fare i conti con la giustizia.







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