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Cronaca
20 Gennaio 2025 - 22:45
Immagine diffusa da Libya News Today
E' stato arrestato ieri a Torino il comandante della polizia giudiziaria libica Osama Najim, conosciuto anche come Almasri, direttore del carcere di Mitiga, vicino a Tripoli. Sull'uomo pendeva un mandato della Corte penale internazionale (Cpi) e c'era una segnalazione dell'Interpol. Ora il caso dovrebbe passare al vaglio della Corte di appello di Roma. La procura generale del Piemonte è stata informata dalle autorità di polizia italiane. La procedura da seguire dovrebbe essere quella regolata dallo Statuto di Roma, il trattato che nel 1998 ha istituito la Cpi. Non sono ancora chiare le motivazioni della sua presenza nella città.
Esulta la ong Mediterranea saving humans, secondo cui l'arresto "è avvenuto dopo anni di denunce e testimonianze delle vittime, fatte pervenire alla Corte penale internazionale, che ha condotto una difficile indagine. Almasri è la prova di come l'intero sistema libico, foraggiato in questi anni da milioni di euro dai governi italiani e dall'Unione Europea, sia atroce e criminale: banditi come lui hanno solo messo in pratica il mandato ricevuto di fermare i migranti, con mezzi e soldi delle istituzioni occidentali. Si nascondeva in Italia, ovviamente: perché - conclude Mediterranea - qui i trafficanti libici si sentono al sicuro".
Differenti le reazioni in Libia. A quanto riporta il sito Libya review, la Polizia giudiziaria libica e l'istituto di pena Ain Zara Main hanno condannato quella che descrivono "una detenzione arbitraria", parlando di "incidente oltraggioso" ed invitando le autorità libiche ad occuparsi del caso ed intervenire per ottenere il rilascio di Najim.
Di Najim si è occupato il giornalista di Avvenire, Nello Scavo, nel libro "Le mani sulla guardia costiera". Il comandante libico, scriveva Scavo, è tra le "figure in grado di ricattare l'Italia e l'Europa a colpi di barconi. Chiedono legittimazione, fondi e mano libera nei campi di prigionia governativi". Nel libro si evidenzia anche come Najim abbia illegalmente trasferito migranti "da luoghi di detenzione sia non ufficiali sia ufficiali di Tripoli alla struttura di Mitiga, allo scopo primario di utilizzarli per il lavoro forzato come forma di schiavitù". Compreso l'arruolamento nelle milizie e la manutenzione delle armi.
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