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"Tav = mafie" torna sul Musinè: il simbolo No Tav rispunta tra accuse e silenzi

Dopo la misteriosa rimozione a fine 2024, la scritta simbolo della protesta contro l’alta velocità è stata ripristinata dagli attivisti. Polemiche politiche e nessuna risposta sull’identità degli autori della cancellazione

La Scritta "Tav=Mafie" Torna sul Monte Musinè: Un Simbolo di Protesta che Non Si Spegne

La scritta "Tav = mafie" è tornata a campeggiare sul fianco del Musiné, la montagna simbolica all’ingresso della Valle di Susa. Realizzata con grandi teli bianchi, l’installazione è visibile anche a grande distanza e, secondo quanto riferito da ambienti No Tav, rappresenta una rinnovata dichiarazione di opposizione al progetto della Torino-Lione.

La frase, dal forte impatto simbolico e politico, era stata rimossa a inizio anno da mani ignote. Ora però, in forma parziale, è riapparsa, rilanciando una controversia mai sopita. Igor Boni, esponente di Europa Radicale, è tornato alla carica, ricordando la sua richiesta, nel 2023, al sindaco di Almese per la cancellazione della scritta. “Non solo violava il codice della strada,” ha dichiarato Boni, “ma esprimeva un giudizio falso, insultante e privo di ogni fondamento”.

L’amministrazione comunale, dal canto suo, aveva negato di aver intrapreso azioni in merito, lasciando il mistero su chi avesse effettivamente rimosso la scritta iniziale. Ora, con il ritorno parziale della dicitura, i riflettori si accendono nuovamente su una delle battaglie simboliche della Valle di Susa, terreno di scontro non solo per il progetto infrastrutturale, ma anche per le tensioni sociali e politiche che ruotano attorno al movimento No Tav.

Non è la prima volta che il Musiné diventa teatro di manifestazioni visibili contro il progetto dell’alta velocità. Questa montagna, già ricca di leggende e miti, si carica così di un nuovo significato politico, alimentando il dibattito pubblico e le divisioni tra sostenitori e oppositori del progetto Tav. Chi ha posizionato i nuovi teli? E chi li aveva rimossi in precedenza? Domande che, per ora, restano senza risposta, ma che aggiungono un altro capitolo alla lunga storia di tensioni nella Valle.

Insomma, il Musiné continua a essere il “cartellone” di una protesta che non intende spegnersi.

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