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Cronaca
04 Gennaio 2025 - 11:51
Scompare la scritta "TAV=Mafia" dal Monte Musinè: ma è giallo
Un simbolo controverso e divisivo, esposto per oltre tredici anni sul Monte Musinè, all’ingresso della Val di Susa, è finalmente scomparso. La scritta "TAV = MAFIE", visibile da chilometri di distanza, è stata rimossa all’inizio del 2025, ponendo fine a un lungo dibattito che ha intrecciato politica, territorio e legalità.
A darne notizia è Igor Boni, presidente di Europa Radicale, che negli ultimi anni si è battuto per la rimozione dell’iscrizione. «L’anno 2025 inizia con la rimozione della scritta illegale e infamante TAV=MAFIE», ha dichiarato Boni. «Avevo personalmente presentato un’istanza popolare al sindaco di Almese nell’agosto del 2023, dopo essermi recato sul luogo. In seguito alla risposta negativa del Comune, ho inoltrato un esposto al Ministero dei Trasporti, che nel gennaio 2024 aveva intimato al Comune di rimuoverla».
La scritta è scomparsa, ma resta il mistero su chi abbia effettivamente agito. Il Comune di Almese ha negato qualsiasi coinvolgimento, precisando di non aver intrapreso alcuna azione diretta per rimuoverla. «Non importa chi l’abbia fatto, ma finalmente quella scritta che violava il codice della strada e diffondeva un’accusa infamante è sparita», ha sottolineato Boni.
Secondo la visura catastale effettuata da Europa Radicale, l’area su cui sorgeva la scritta è di proprietà comunale, rendendo il Comune responsabile sia della sua presenza sia della prevenzione di eventuali future ricomparse. «La responsabilità spetta al Comune, indipendentemente dal contenuto della scritta. Questo vale sia che si tratti di un messaggio contro la TAV sia che accusi altri di infamie prive di fondamento», ha concluso Boni.
La scritta, apparsa originariamente come "TAV = Mafia" e successivamente modificata in "TAV = Mafie", è stata per anni un simbolo delle tensioni legate alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità nella Val di Susa. Visibile anche dall’autostrada A32, aveva alimentato polemiche e dibattiti, diventando un elemento riconoscibile della protesta No Tav.
Con la rimozione, si chiude un capitolo della lunga battaglia simbolica attorno alla TAV, ma la questione rimane aperta. Il rischio, come suggerisce Boni, è che il messaggio possa riapparire, perpetuando un conflitto che da decenni spacca la comunità locale e coinvolge le istituzioni a tutti i livelli.
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