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Cronaca

Strage ferroviaria di Arè: condanne per 6 anni ai due imputati

Chiesti 4 anni di carcere per il legale rappresentante della società che organizzò il trasporto eccezionale e 2 per l'autista del mezzo lungo 25 metri

Strage ferroviaria di Arè: condanne per 6 anni ai due imputati

L’incidente è avvenuto la sera del 23 maggio del 2018

Sarebbero bastati altri 15 secondi alla velocità di 3 chilometri orari per portare in salvo tutti.

La strage di Arè poteva e doveva essere evitata. Lo ha detto chiaramente il Pm Lodovico Bosso durante le sua requisitoria finale questa mattina dinnanzi al Tribunale di Ivrea in composizione collegiale.

Una requisitoria puntuale, lucida, sintetica ed efficace, conclusa con la richiesta di condanna a 4 anni di carcere per Wolfgang Oberhofer, difeso dall'avvocato Carlo Bertacchi, imputato nel processo per disastro ferroviario colposo come legale rappresentate della Translog sas e 3 anni di carcere, ridotti a 2 per la scelta di rito abbreviato per l'autista del mezzo, Darius Zujis, avvocato Alfred Gschnitzer. Uno sconto di un terzo della pena ottenuto grazie alla scelta di rito arrivata a processo quasi concluso. Un'opportunità che si è aperta grazie ad un cambio di capo di imputazione avvenuto in corsa che ha rimesso in gioco le carte.

Sono le 23 e 16 quando il treno Ivrea - Chivasso arriva come un proiettile su quel trasporto eccezionale di 25 metri e 40 tonnellate rimasto fermo sui binari del passaggio a livello di Arè. Grazie alla scatola nera della motrice è stato stabilito che l'imponente mezzo non era bloccato. Procedeva alla velocità di 3 chilometri orari percorrendo 0,8 metri al secondo. Una marcia che avrebbe permesso all'autista di portare fuori il mezzo in 15 secondi. Secondo il Pm a paralizzare l'operazione sarebbe stata la paura. Quando la sbarra inizia a scendere annunciando l'arrivo del treno, l'autista si blocca. Tenta addirittura di mettere la retromarcia. La sbarra scende e non si rompe, va ad incastrarsi perfettamente tra motrice e rimorchio. Fatalità devastante. Se si fosse rotta, il treno non avrebbe ricevuto il consenso a procedere. Invece tutto fila tragicamente liscio.

Maria Antonietta Madau, sorella del macchinista morto nell'impatto con il legale Nardella all'uscita dal tribunale

Quel treno locale piomba addosso al trasporto eccezionale alla velocità di 85 chilometri orari. Deraglia. Muoiono il macchinista e un autista della scorta. Molti passeggeri restano feriti e non solo nel copro. La tragedia di quella notte non li abbandonerà mai.

Una strage che avrebbe dovuto essere evitata anche scegliendo un percorso diverso. Il Pm lo ha sottolineato a più riprese. Quella che passava da Arè non era la strada più sicura. Era la più corta, quella con una tratta autostradale più breve. La più economica, insomma, ma non certo la più sicura.

Quel trasporto eccezionale partito dal Brennero era diretto alla Bitux di Foglizzo che stava ampliando il suo impianto. Era solo il primo di una serie di viaggi organizzati per portare quei moduli di cemento. I viaggi successivi sono stati organizzati passando dalla A5, tragitto più lungo, più costoso, ma indubbiamente più sicuro.

Il PM Bosso ha sottolineato la posizione di garanzia di Wolfgang Oberhofer, definendolo il "dominus" del trasporto eccezionale. Oberhofer era direttamente coinvolto nell’organizzazione del viaggio, nella scelta del percorso e nella richiesta delle autorizzazioni. E per questo responsabile di quanto accaduto.

A Darius Zujis, l’autista del mezzo, il PM ha contestato la mancanza di prudenza e l’incapacità di sgomberare il passaggio a livello, nonostante avesse il tempo necessario per farlo. Inoltre, le autorizzazioni del trasporto non erano valide, poiché riferite a veicoli diversi da quelli effettivamente utilizzati.

L'udienza per le arringhe finali della difesa e delle parti civili è fissata per il 24 gennaio 2025. La sentenza rappresenterà un momento decisivo per le famiglie delle vittime e per il futuro delle normative sui trasporti eccezionali in Italia.

Tra le parti civili costituite c'è Maria Antonietta Madau, sorella di Roberto, il macchinista del treno morto quella sera.Anche oggi era presente in aula. Di udienze non se n'è persa una. Un calvario che affronta in memoria dell'amato fratello: “E' sempre un continuo ricordo di quella notte”.

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