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Cronaca
07 Gennaio 2025 - 09:41
Lucia Randone, la professoressa coraggiosa: arrestata in Bulgaria mentre salvava vite al confine
La storia di Lucia Randone, professoressa di storia e filosofia in un liceo di Casale Monferrato, è quella di una donna che ha scelto di non voltare le spalle a chi soffre. Insieme ai colleghi Simone Zito e Virginia Speranza, Lucia è stata arrestata in Bulgaria alla vigilia di Natale, un episodio che ha sollevato interrogativi sulla drammatica situazione dei migranti al confine bulgaro.
Lucia Randone non è nuova all’impegno umanitario. Fa parte del collettivo Rotte Balcaniche, un gruppo che da anni opera nei Balcani per portare solidarietà concreta ai migranti. “In Bosnia e Serbia abbiamo ascoltato i racconti sulla violenza della polizia bulgara”, racconta Lucia. “Così abbiamo deciso di spostarci lì”. Il collettivo non si limita a fornire cibo, vestiti caldi e medicinali, ma si impegna anche in una battaglia politica per denunciare le violenze al confine bulgaro, spesso ignorate dai media.
Durante le vacanze natalizie, Lucia e i suoi colleghi hanno deciso di recarsi in Bulgaria. “Il nostro desiderio sarebbe essere presenti tutto l’anno”, spiega Lucia, “perché la popolazione locale non è a conoscenza della situazione sul confine e ci sono pochissime realtà che se ne occupano”. La scelta di partire durante le vacanze scolastiche è stata dettata dalla volontà di sfruttare ogni momento libero per aiutare chi ne ha bisogno.
Alla vigilia di Natale, Lucia e i suoi colleghi sono stati arrestati
Alla vigilia di Natale, Lucia e i suoi colleghi sono stati arrestati, un destino che in passato è toccato anche ad altri volontari. “Ad ottobre, altri membri del collettivo sono stati schiaffeggiati e gettati a terra”, ricorda Lucia. “Ma niente di quello che facciamo noi è illegale”. L'arresto ha impedito loro di raggiungere tre ragazzi egiziani, tra i 15 e i 17 anni, segnalati in difficoltà. “La polizia ci ha fermati, non siamo riusciti a raggiungerli e loro sono morti”, racconta con amarezza Lucia. Un episodio che evidenzia la drammatica realtà di chi cerca di attraversare il confine bulgaro.
L’interesse di Lucia per le missioni umanitarie ha radici profonde, che affondano nella sua infanzia trascorsa in Val di Susa. “Una valle di passaggio e solidale”, la definisce Lucia, “essendo di Torino ci vado da quando sono piccola”. È lì che ha ascoltato per la prima volta le storie di chi affrontava la montagna per cercare una vita migliore. “Le pratiche disumanizzanti mi fanno stare male”, confessa, “e quelle che si attuano nei confronti dei migranti ne sono un esempio”.
Nonostante l'arresto e le difficoltà incontrate, Lucia Randone non ha intenzione di fermarsi. “Quando arriviamo nei boschi avvertiamo subito il numero di emergenza e, di conseguenza, la polizia di frontiera”, spiega. “Il nostro obiettivo è essere presenti al loro arrivo, in modo da evitare respingimenti illegali”. La presenza fisica del collettivo è fondamentale per limitare la disumanizzazione dei migranti, spesso vittime di comportamenti degradanti da parte delle autorità.
La storia di Lucia Randone è un esempio di coraggio e determinazione, un richiamo alla responsabilità collettiva di fronte alle ingiustizie. La sua esperienza in Bulgaria solleva interrogativi su un confine spesso dimenticato, ma che merita l’attenzione di tutti. Lucia rappresenta quella luce che, anche nelle situazioni più difficili, continua a brillare in nome della dignità umana.
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