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Cronaca
13 Dicembre 2024 - 15:55
Protesta pro-Palestina: vandalismi e slogan contro le istituzioni
La mattina del 13 dicembre 2024 Torino è stata teatro di una manifestazione studentesca che ha catalizzato l'attenzione dell'opinione pubblica per le sue implicazioni politiche e sociali. Centinaia di studenti delle scuole superiori e universitari hanno sfilato nel centro cittadino per protestare contro il governo italiano, denunciare il conflitto in Medio Oriente e sostenere la causa pro-Palestina. La manifestazione, non preannunciata, ha causato significativi disagi alla circolazione e momenti di alta tensione con le forze dell'ordine.
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Il corteo, partito dalle zone centrali della città, ha avuto come obiettivo principale quello di contestare le politiche del governo e di esprimere solidarietà alla popolazione palestinese. Gli studenti hanno scandito slogan a sostegno della Palestina e contro quella che hanno definito una “guerra imperialista”. Uno degli speaker, megafono alla mano, ha dichiarato: “Siamo contro il governo, che non si occupa dei giovani, e siamo contro la guerra imperialista”.
Le dichiarazioni dei partecipanti hanno sottolineato il carattere politico e sociale della protesta. Un giovane studente di liceo, visibilmente determinato, ha affermato: “C’è un genocidio in corso e chiunque non scende in piazza con noi è complice. Stiamo insegnando ai nostri professori cosa vuol dire essere umani”.
La Prefettura, con una nota diffusa il giorno precedente, aveva sottolineato che l’iniziativa non era stata preannunciata e che il percorso del corteo non era stato concordato con le autorità competenti. Questo ha causato notevoli disagi alla circolazione, soprattutto in una giornata già complicata dallo sciopero nazionale dei trasporti.
La Gtt, azienda di trasporto pubblico torinese, ha comunicato deviazioni sulle linee di autobus e tram che attraversano il centro cittadino. La stazione di Porta Susa è stata temporaneamente chiusa “su richiesta delle autorità”, causando ulteriori disagi ai pendolari. “La metropolitana è garantita almeno fino alle 15”, ha specificato l’azienda, spiegando che le fasce di garanzia previste per lo sciopero erano state rispettate.
In corso Inghilterra, nei pressi della stazione di Porta Susa, il corteo ha bloccato il traffico per alcuni minuti, causando lunghe code e momenti di tensione tra automobilisti e manifestanti.
Il corteo ha fatto tappa davanti alla sede dell’Ufficio Scolastico Regionale, in corso Vittorio Emanuele II, dove gli studenti hanno scandito slogan contro il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Qui si è verificato un lancio di uova contro i mezzi delle forze dell’ordine, che presidiavano l’ingresso dell’edificio. Una camionetta della polizia è stata imbrattata, mentre i manifestanti gridavano slogan contro le politiche educative del governo.
La situazione è degenerata nei pressi del Politecnico di Torino, dove si sono verificati i momenti più critici della giornata. I manifestanti hanno improvvisamente deviato il percorso per tentare di raggiungere la sede dell’Unione Industriali, trovando la strada sbarrata da un cordone del reparto mobile della polizia.
Durante il tentativo, sono stati lanciati uova e sassi contro gli agenti, che hanno reagito con l’uso dei manganelli per disperdere i partecipanti.
Un manifestante è stato bloccato durante gli scontri. Successivamente, altri studenti si sono avvicinati al cordone di polizia chiedendo il rilascio del compagno. Un testimone ha riferito: “La polizia ha reagito con violenza, ma non faremo un passo indietro. Chiediamo che il nostro compagno venga liberato subito”.
Un altro episodio significativo si è verificato presso la sede della Rai di via Verdi, dove i manifestanti hanno divelto una grata d’ingresso del centro di produzione intitolato a Piero Angela. “La Rai fa disinformazione su quanto avviene in Medio Oriente”, hanno gridato i manifestanti, senza riuscire però a entrare nell’edificio, bloccato da un presidio dei carabinieri in tenuta antisommossa. Sul selciato è comparsa la scritta: “Rai: sanzionati”.
Ulteriori danni si sono registrati presso le Officine Grandi Riparazioni (OGR), dove una vetrata è stata imbrattata con la scritta: “Avio Kills”. Secondo i manifestanti, alcune startup ospitate all’interno delle OGR collaborerebbero alla produzione di materiale bellico.
Il bilancio della giornata registra due agenti feriti negli scontri davanti al Politecnico. Inoltre, due studenti sono stati identificati e la loro posizione è ora al vaglio della Digos. Dopo l’identificazione, i due sono stati rilasciati e si sono riuniti al corteo. Le autorità stanno valutando eventuali provvedimenti per gli episodi di violenza e vandalismo.
La giornata ha suscitato forti reazioni politiche. La vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli, ha dichiarato: “L'epilogo della manifestazione di oggi a Torino conferma, ancora una volta, la presenza di frange estremiste che ricorrono alla violenza, comportamento che non può essere accettato. Torino merita un’attenzione particolare: se una città diventa costantemente teatro di scontri ogni volta che viene indetta una manifestazione, è evidente che, più che manifestanti, ci troviamo di fronte a organizzazioni il cui unico obiettivo è attaccare le istituzioni”.
Anche il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Davide Nicco, ha condannato gli episodi di violenza: “Non c'è spazio per la violenza, soprattutto per chi crede che possa essere lo strumento per affermare le proprie ragioni. La protesta, quando pacifica e rispettosa delle regole, è legittima; ma episodi come questi sono inaccettabili e danneggiano l’intera comunità”.
Il corteo, conclusosi davanti a Palazzo Nuovo, una delle sedi dell’università, ha lasciato Torino con interrogativi aperti sul diritto alla protesta e sui limiti da non oltrepassare. In una città storicamente attiva sul fronte delle manifestazioni, la giornata del 13 dicembre evidenzia la necessità di un equilibrio tra libertà di espressione e rispetto dell’ordine pubblico.
Gli episodi di vandalismo e violenza alimentano il dibattito su come affrontare le tensioni sociali e politiche in modo costruttivo, senza compromettere la sicurezza della collettività.
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