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Cronaca
04 Dicembre 2024 - 01:07
Carola Finatti con il marito
Un vuoto di memoria ha segnato l’interrogatorio di Carola Finatti, la 34enne di Nole Canavese accusata di aver ucciso la figlia di appena 10 mesi, Perla, lo scorso 22 novembre. Un giorno che ha cambiato per sempre la vita di una famiglia e sconvolto l’intera comunità. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Carola avrebbe annegato la bambina nella vasca da bagno della loro abitazione per poi tentare di togliersi la vita, infliggendosi profonde ferite all’addome e al collo con un coltello.
A scoprire l’orrore è stato il marito, Antonio Parrinello, al suo rientro a casa. Trovando la porta chiusa dall’interno, l’uomo è stato costretto a entrare forzando una finestra. All’interno della villetta, si è trovato di fronte a una scena straziante: la moglie, ferita e immobile sul letto, e la figlia priva di sensi nella vasca da bagno. Nonostante i disperati tentativi di rianimare la bambina, per lei non c’è stato nulla da fare. Un dramma consumato nel silenzio di un’abitazione che fino a pochi mesi prima era stata il simbolo di un progetto di vita costruito con amore e sacrifici.
L’interrogatorio, avvenuto nel repartino delle Molinette di Torino, dove Carola è ancora ricoverata e piantonata dalle forze dell’ordine, si è svolto in un clima di profonda tensione emotiva.
Di fronte al pm della Procura di Ivrea, Elena Parato, e al gip, Andrea Cavoti, la donna ha ascoltato, in evidente stato di choc, la ricostruzione dei drammatici eventi che le vengono contestati. Supportata da psicologi, Carola ha dichiarato di non avere alcuna memoria di quanto accaduto quella mattina. I dettagli di ciò che è successo le sono stati comunicati con estrema cautela, vista la fragilità della sua condizione mentale.
La tragedia affonda le radici in un disagio psicologico che Carola aveva manifestato nei mesi successivi alla nascita della figlia. Dopo aver dato alla luce Perla, la donna era sprofondata in una grave depressione post-partum.
Questo disturbo, spesso sottovalutato, può avere effetti devastanti sulla capacità delle madri di affrontare la quotidianità. Nonostante il supporto del marito, dei familiari e delle amiche, che si erano stretti intorno a lei cercando di offrire un aiuto concreto, il disagio di Carola sembrava crescere giorno dopo giorno. Era in cura presso specialisti e seguiva un percorso terapeutico: proprio il pomeriggio della tragedia avrebbe dovuto partecipare a una seduta con uno psicologo. Un appuntamento che avrebbe potuto rappresentare un nuovo inizio, ma che invece è stato tragicamente preceduto da un epilogo che nessuno avrebbe potuto prevedere.
Durante i sopralluoghi nella villetta, i carabinieri del nucleo operativo di Venaria hanno rinvenuto alcuni biglietti scritti dalla donna, testimonianze di un tormento interiore che appare insostenibile.
Frasi come "Non ce la faccio più", "Non riesco a tenere la bambina", "Non ce la faccio a crescerla", raccontano il grido d’aiuto di una madre che non trovava pace e che evidentemente non si sentiva all’altezza delle responsabilità che le erano state affidate. Questi messaggi gettano luce su una sofferenza profonda, che nemmeno il sostegno dei suoi cari è riuscito a lenire.
La Procura di Ivrea ha annunciato l’intenzione di disporre una perizia psichiatrica per accertare le condizioni mentali di Carola al momento dei fatti. Gli inquirenti dovranno ora verificare se la donna fosse in grado di intendere e di volere durante il compimento delle azioni che le vengono contestate, un passaggio cruciale per determinare eventuali responsabilità penali.
Intanto, il caso ha acceso i riflettori su un tema spesso trascurato: la necessità di un supporto adeguato per le neo-madri che affrontano disturbi come la depressione post-partum, una condizione che troppo spesso viene sottovalutata o ignorata.
La comunità di Nole Canavese, intanto, resta sotto shock. Questo piccolo centro, dove tutti si conoscono, è stato scosso da una tragedia che ha portato dolore e incredulità. Numerosi sono stati i messaggi di solidarietà rivolti alla famiglia, ma anche le riflessioni sulla necessità di potenziare i servizi di supporto psicologico per prevenire simili episodi. I funerali della piccola Perla non sono ancora stati fissati, lasciando una famiglia devastata in attesa di dare un ultimo, doloroso saluto a una vita spezzata troppo presto.
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