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Infanticidio di Nole: la madre di Perla si risveglia dal coma, presto l’interrogatorio del pm

Carola Finatti, 34 anni, non è più intubata dopo il tentato suicidio

Carola Finatti ha tentato il suicidio dopo aver ucciso la figlia di appena 10 mesi

Carola Finatti ha tentato il suicidio dopo aver ucciso la figlia di appena 10 mesi

È stata sciolta oggi la prognosi per Carola Finatti, la donna di 34 anni che venerdì scorso ha ucciso la figlia Perla, di appena 10 mesi, affogandola durante il bagnetto. Ricoverata presso l’ospedale Molinette di Torino, Carola non è più intubata e i medici hanno deciso di farla uscire dal coma farmacologico. La paziente era stata sottoposta a un intervento chirurgico per suturare le gravi ferite al collo che si era autoinferta nel tentativo di togliersi la vita.

Una tragedia annunciata dal silenzio del dolore

Perla avrebbe compiuto 10 mesi tra pochi giorni. Il suo sorriso e la sua dolcezza sono stati spezzati da un gesto disperato, frutto di una battaglia silenziosa contro la depressione post-partum che tormentava Carola da mesi. La donna, seguita da uno psicologo e supportata dalla famiglia, sembrava gestire la situazione, ma nessuno avrebbe immaginato un epilogo così drammatico. «Questa depressione mi sta uccidendo», avrebbe confidato recentemente, lasciando trasparire un dolore che, forse, non è stato compreso fino in fondo.

L’intervento disperato del marito

Venerdì mattina, Antonio, il marito di Carola, rientrato a casa prima del previsto, si è trovato davanti a una scena straziante. Dopo aver forzato l’ingresso, ha trovato la piccola Perla priva di sensi nella vasca da bagno e ha tentato disperatamente di rianimarla seguendo le indicazioni del 118. Ogni sforzo, però, è stato vano. Nella camera da letto, Carola giaceva in stato confusionale, con polsi, addome e collo segnati dai tagli che si era procurata.

Le indagini e l’interrogatorio imminente

La procura di Ivrea, guidata dal pubblico ministero Elena Parato, ha confermato la dinamica dell’omicidio-suicidio. Gli investigatori ritengono che Carola abbia annegato la bambina in preda a un crollo emotivo, aggravato dall’assunzione di psicofarmaci. La donna sarà interrogata nei prossimi giorni per chiarire i dettagli dell’accaduto e approfondire il ruolo della depressione nel tragico gesto.

Nel frattempo, sarà eseguita l’autopsia sul corpo di Perla, un passaggio necessario per completare il quadro investigativo. Dai primi riscontri, emerge che la famiglia aveva attivato tutte le procedure di supporto: parenti e amici si alternavano per non lasciare mai sola Carola, nella speranza di aiutarla a superare il difficile momento.

La comunità sconvolta: “Una tragedia che poteva essere evitata?”

A Nole, un paese di poco più di 6.000 abitanti, il dolore è palpabile. Il sindaco, Francesco Bertino, ha espresso il suo sgomento: «Questa tragedia ci impone di riflettere come comunità. Abbiamo fatto abbastanza per aiutare chi soffre?». Parole che trovano eco nei tanti messaggi di cordoglio che stanno arrivando alla famiglia, distrutta dal dolore.

Antonio, il padre di Perla, è sostenuto dai genitori e dagli amici, ma le sue parole strazianti restano un monito: «Non è possibile. L’abbiamo voluta tantissimo. Non c’erano segnali che potessero farci immaginare una tragedia così grande».

Depressione post-partum: un nemico invisibile

La vicenda di Carola porta alla luce la drammatica realtà della depressione post-partum, una condizione che colpisce una percentuale significativa di neomamme ma che, spesso, rimane sottovalutata o inascoltata. Nel caso di Carola, il supporto psicologico e la vicinanza della famiglia non sono bastati a evitare il crollo. «È un monito per tutti noi – sottolinea il sindaco –. Dobbiamo essere più attenti e vicini a chi soffre, prima che sia troppo tardi».

Un futuro segnato dal rimorso

Ora, mentre si attende l’interrogatorio della donna, resta il peso insostenibile di un gesto che ha spezzato due vite: quella della piccola Perla, simbolo di un futuro mai vissuto, e quella di Carola, che dovrà convivere con il rimorso e il giudizio di una comunità ferita.

La tragedia di Nole non è solo una notizia di cronaca, ma un grido d’allarme che richiama alla necessità di una maggiore consapevolezza sul supporto psicologico alle madri e sul valore della prevenzione. In questa vicenda, ogni dettaglio ci ricorda quanto sia fragile il confine tra dolore e disperazione.

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