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Cronaca

Molestie sul bus: il maniaco scomparso e la lotta per la giustizia

La denuncia di Valentina e l'inefficacia del "codice rosso" mettono in luce le sfide nella lotta contro la violenza sulle donne.

Molestie sul Bus

Molestie sul bus: il maniaco scomparso e la lotta per la giustizia

Ogni giorno, in Italia, quindici donne trovano il coraggio di denunciare maltrattamenti, violenze e stalking. Un numero che, se da un lato testimonia una crescente consapevolezza e volontà di ribellarsi, dall'altro rivela una realtà inquietante: la violenza di genere è un fenomeno dilagante. Solo nell'ultimo anno, i casi di stupro denunciati nel territorio di competenza della Procura di Torino sono aumentati da 282 a 303. Un incremento che non può lasciare indifferenti e che solleva interrogativi sulla capacità delle istituzioni di proteggere efficacemente le vittime.

Il "codice rosso", introdotto per rafforzare le tutele per le vittime di violenza, dovrebbe garantire una risposta rapida e prioritaria da parte delle forze dell'ordine e della magistratura. Tuttavia, i numeri raccontano una storia diversa. A Torino, su 831 denunce presentate quest'anno, solo 53 hanno portato a un arresto. Un divario che mette in luce le difficoltà operative e le carenze strutturali del sistema giudiziario, spesso incapace di tradurre le denunce in azioni concrete e tempestive.

In questo contesto, la storia di Valentina, una giovane torinese di 25 anni, diventa emblematica. La sua denuncia di violenza sessuale a bordo del bus 68 ha portato alla luce un molestatore seriale, già noto alle forze dell'ordine per reati simili. Nonostante l'identificazione del sospetto, un 34enne marocchino, l'uomo è attualmente irreperibile, e l'inchiesta rischia di essere archiviata. La pubblica ministera Delia Boschetto, che ha coordinato l'indagine, ha sottolineato come "la sostanziale irreperibilità dell’indagato non consente di eseguire la perquisizione" e di procedere con il riconoscimento formale da parte della vittima.

 Molestie sul bus a Torino

La frustrazione e le risorse

Per Valentina, come per molte altre donne, la denuncia rappresenta un atto di coraggio e una speranza di giustizia. Tuttavia, la possibilità che il suo caso venga archiviato è un duro colpo. "Ho paura a tornare sul bus, ma voglio avvisare altre ragazze", ha dichiarato. La sua determinazione a opporsi all'archiviazione, supportata dall'avvocato Raffaela Carena, è un esempio di resilienza e di lotta per i propri diritti.

In risposta a questa emergenza, la Regione Piemonte ha intensificato gli sforzi per sostenere le vittime di violenza. Con 21 centri antiviolenza, oltre 80 sportelli e 13 case rifugio, la regione ha accolto e supportato 3.912 donne nel 2023, registrando un aumento dell'11% rispetto all'anno precedente. Per il 2024, sono stati stanziati ulteriori 3,3 milioni di euro per finanziare progetti e rafforzare le strutture esistenti.

La lotta contro la violenza di genere è una battaglia complessa e ancora lontana dall'essere vinta. Le storie come quella di Valentina mettono in luce non solo le carenze del sistema, ma anche la necessità di un impegno collettivo e costante per garantire che ogni denuncia trovi una risposta adeguata. Solo così si potrà sperare di costruire una società più giusta e sicura per tutte le donne.

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