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Manifestazione
01 Novembre 2024 - 21:39
Le strade di Borgo San Paolo si sono riempite di proteste, striscioni e cori che lasciano poco spazio ai fraintendimenti: “I Cpr bruciano ancora, contro il razzismo di Stato e i suoi complici”. Questo il messaggio che spicca in testa al corteo che oggi ha invaso il quartiere, riunendo centinaia di manifestanti scesi in piazza per opporsi alla possibile riapertura del centro di permanenza per il rimpatrio di corso Brunelleschi, chiuso la scorsa primavera. La mobilitazione, organizzata dal centro sociale occupato e autogestito Gabrio, insieme a frange anarchiche e a gruppi provenienti da altre realtà locali, ha visto emergere una profonda opposizione verso un’istituzione che, secondo i manifestanti, rappresenta una deriva “razzista” delle politiche di gestione dei migranti.
La storia del Cpr di Torino è nota: il centro, concepito come struttura di accoglienza temporanea per il trattenimento di migranti in attesa di rimpatrio, è stato negli anni teatro di rivolte e denunce. La chiusura del 2023 era stata accolta come un passo avanti, ottenuto anche grazie alla rabbia e alle proteste interne degli stessi reclusi che, un anno e mezzo fa, fecero esplodere una serie di episodi di rivolta contro le condizioni di permanenza, arrivando a distruggere parte delle infrastrutture interne. Per i manifestanti, quella chiusura è stata “una vittoria” e la notizia di una possibile riapertura del centro rappresenta quindi un ritorno indietro, una ferita che si riapre, da cui è impossibile distogliere lo sguardo.
A metà pomeriggio, tuttavia, la protesta ha preso una piega inaspettata. Giunti in via Monginevro, alcuni partecipanti hanno lanciato bombe carta contro le forze dell'ordine, schierate in assetto antisommossa, e contro la sede dell’Asl locale. I colpi esplosi hanno rotto il clima inizialmente pacifico della manifestazione, trasformandola in un teatro di tensione e scontro. Sulle pareti degli edifici del quartiere sono comparse scritte che accusano le istituzioni di essere complici di un “sistema di repressione e deportazione”, e la polizia, in risposta, ha rafforzato le misure di sicurezza per contenere il corteo ed evitare ulteriori attacchi.
Ad esprimersi con durezza contro l’escalation di violenza è stata la vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli, che ha definito inaccettabile “l’attacco sferrato alla polizia e alle istituzioni a suon di bombe carta”. Nel suo intervento, Montaruli ha espresso piena solidarietà alle forze dell’ordine presenti sul campo e ha ribadito il sostegno alla politica dei rimpatri, considerati dalla deputata un argine contro la tratta di esseri umani e l’immigrazione clandestina. “Siamo di fronte a una sinistra estrema che cerca il pretesto per colpire lo Stato e la società – ha dichiarato Montaruli –. I Cpr sono necessari per proteggere i nostri confini e chi si oppone al loro ripristino non ha a cuore altro che la destabilizzazione delle istituzioni”.
L'invettiva della deputata non è solo contro la violenza, ma anche contro la presunta pericolosità di chi, come i manifestanti, si oppone alla riapertura dei centri di rimpatrio con “attacchi deliberati e un atteggiamento di sfida alle istituzioni e alle forze dell’ordine”. La parlamentare ha poi concluso sottolineando la necessità di intervenire con fermezza contro chi, ancor prima di una decisione definitiva, è pronto a “sabotare e minare” l'azione dello Stato.
Intanto, l’attenzione dei manifestanti è stata rivolta anche all’interno del quartiere stesso: molte le scritte apparse sui muri, contro le politiche di rimpatrio e contro le forze dell’ordine, in un crescendo di accuse che rimbalzano da un lato all’altro del corteo. Il quartiere San Paolo, caratterizzato da una forte presenza di realtà sociali e associative, diventa così ancora una volta il palcoscenico di una contrapposizione ideologica che, per i manifestanti, tocca il diritto all’accoglienza e alla dignità delle persone migranti, mentre per le istituzioni rappresenta un rischio per la sicurezza pubblica.
La situazione ha generato preoccupazione anche tra i residenti, che si sono ritrovati coinvolti in un clima di tensione e caos proprio nel cuore del quartiere. “Non è la prima volta che assistiamo a queste manifestazioni, ma questa volta la violenza è stata maggiore”, ha dichiarato un residente di via Monginevro, che osservava la scena da una finestra del terzo piano. “Non è facile capire dove si vuole arrivare, ma di certo questo tipo di scontri non aiutano la nostra sicurezza né quella dei migranti”.
Mentre le forze dell’ordine valutano le conseguenze della manifestazione e cercano di identificare i responsabili del lancio di ordigni artigianali, il dibattito sui Cpr si infiamma ulteriormente. Da un lato, chi ritiene che i centri per il rimpatrio rappresentino l’ultimo baluardo contro l’ingresso illegale nel Paese, dall’altro chi li considera strutture inumane, dove si calpestano diritti fondamentali e si alimenta un sistema di reclusione ingiusto e repressivo.
Questo corteo rappresenta solo l’inizio di un autunno che si preannuncia carico di mobilitazioni, in un momento in cui la gestione dell’immigrazione è diventata una questione cruciale e politicamente divisiva.
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