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Cronaca

Due napoletani tentano di truffare i genitori dell'assessore ma finiscono in manette

I malviventi avevano cercato di estorcere 4.300 euro con la classica truffa del falso incidente stradale. Grazie alla prontezza della famiglia e all'intervento tempestivo della polizia, sono stati arrestati in flagranza di reato.

Due napoletani tentano di truffare i genitori dell'assessore ma finiscono in manette

In un giorno qualunque, in una casa qualunque di Ivrea, il telefono squilla, rompendo il silenzio di una mattinata tranquilla. La madre di un assessore comunale si avvicina lentamente all’apparecchio, ignara del fatto che quella chiamata avrebbe potuto trascinare la sua famiglia in una truffa ben orchestrata.

Dall’altra parte, una voce decisa e piena di autorità: "Signora, qui è il maresciallo dei carabinieri. Suo figlio ha avuto un brutto incidente, è in caserma. Per evitare problemi più seri, servono subito dei soldi."

Una richiesta secca, senza fronzoli. La donna, con lo sguardo attento di chi conosce bene la sua famiglia, alza un sopracciglio: suo figlio, l'assessore, è lì, seduto a tavola con lei.

La trappola dei truffatori, che colpiscono spesso proprio nel cuore della paura dei genitori, stavolta non trova terreno fertile.

Senza dare nell’occhio, la donna chiude la conversazione, racconta l’accaduto al marito e al figlio e, con la calma che solo l'esperienza può dare, prendono la decisione di agire. Il figlio, abituato a gestire problemi nella sfera pubblica, contatta immediatamente la polizia. Il gioco è ormai svelato, ma i truffatori non sanno di essere già stati scoperti.

arresti

Il telefono squilla di nuovo. Questa volta, è il padre dell’assessore, un uomo di 76 anni, a rispondere. Di fronte a lui, una sceneggiatura ben scritta e perfettamente recitata. La voce al telefono non lascia spazio a dubbi: "Suo figlio ha causato un grave incidente. È in caserma. Per tirarlo fuori dai guai servono 4.300 euro in contanti. Subito."

Ma stavolta, l’anziano decide di partecipare a questo teatrino. Il suo tono di voce si fa tremante, quasi in preda alla preoccupazione. "Quattromila e trecento euro? Mi lasci vedere cosa riesco a trovare," risponde con un’inquietudine appena accennata, mentre dall’altra parte il finto carabiniere si affretta a rassicurarlo: "Non si preoccupi, signore. Basta questa somma e tutto si risolverà."

Nel frattempo, la polizia è già stata allertata e si sta muovendo. Gli agenti si avvicinano alla casa della famiglia, non con le sirene spiegate, ma con la discrezione di chi sa che sta per tendere una trappola. Una volta arrivati, si nascondono nei paraggi, pronti ad agire.

Il padre dell’assessore, senza fretta, continua la conversazione con il truffatore. La voce al telefono lo incalza, ma lui è abile nel guadagnare tempo. Alla fine, accetta di incontrarsi per consegnare i soldi. Il luogo è una piccola strada chiusa, apparentemente perfetta per i truffatori: un vicolo cieco, dove pensano di poter agire in tranquillità e allontanarsi rapidamente. Non sanno, però, che quella strada sarà la loro trappola.

Gli agenti si appostano, mentre il padre dell’assessore esce di casa con la calma di chi sa di avere il controllo della situazione. A bordo dell’auto di famiglia, un poliziotto in borghese lo accompagna, nascondendosi tra le ombre della via. L’atmosfera è carica di tensione, ma ogni passo è calcolato.

Un uomo, seduto in un'auto parcheggiata poco lontano, viene individuato. È al telefono, probabilmente sta dando istruzioni alla complice, una donna che si avvicina a piedi all’abitazione della coppia. È lei che dovrebbe riscuotere i 4.300 euro. Ma non farà in tempo a incassare un centesimo.

La polizia è pronta e, nel momento in cui la donna si avvicina troppo alla casa, viene bloccata.

Poco dopo, anche l’uomo in macchina viene arrestato, colto in flagrante.

"The end" fine del film. La scena si chiude così, con i due truffatori portati via dalle forze dell’ordine e una famiglia che, grazie alla sua prontezza e alla collaborazione con la polizia, è riuscita a sventare il piano.

Le indagini riveleranno che i due malviventi erano partiti da Napoli, determinati a colpire in una delle tante città del nord.

Arrivati a Torino in treno, avevano affittato un’auto per tentare di mettere a segno una serie di truffe ai danni di anziani.

Questa volta, però, il loro piano ha trovato un muro invalicabile: una famiglia che non si è fatta intimidire e una polizia che ha saputo muoversi con precisione.

Questa vicenda dimostra quanto sia facile cadere vittima di simili inganni, ma allo stesso tempo quanto sia importante mantenere la lucidità, riconoscere i segnali di una truffa e, soprattutto, collaborare con le forze dell’ordine.

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