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Cronaca

Shock in Valle Orco: funerale sospeso all'ultimo minuto, mistero sulla morte di Ennio

La Procura di Ivrea indaga sul decesso del fondatore della discoteca Playback, avvenuto in ospedale. Funerali bloccati e autopsia virtuale in corso per fare luce sulle cause della morte.

Ennio Cappelletti

Ennio Cappelletti

Un funerale sospeso, un’indagine aperta e la comunità di Locana in attesa. La morte di Ennio Cappelletti, 69 anni, imprenditore storico del Canavese, si trasforma in un caso giudiziario. Sarebbe dovuto essere un addio già programmato, con i manifesti funebri affissi e la data del funerale fissata per lunedì scorso. Ma all’improvviso tutto si è fermato. La Procura di Ivrea ha deciso di fare chiarezza sulle cause del decesso, avvenuto venerdì scorso all’ospedale di Ivrea, e ha aperto un fascicolo. L’obiettivo: capire cosa è successo in quelle ultime ore, quando il quadro clinico dell’uomo è peggiorato rapidamente, portandolo alla morte.

Cappelletti, conosciuto in tutto il Canavese per aver fondato negli anni ’80 la discoteca Playback, un vero punto di riferimento per i giovani dell’epoca, stava concludendo un percorso di riabilitazione nella casa di riposo Vernetti di Locana. Aveva affrontato e superato alcuni problemi di salute e si preparava per tornare a casa, ma una caduta ha complicato la situazione, portandolo in ospedale in condizioni gravi. Da lì, il precipitare degli eventi che ha sorpreso tutti, a partire dalla famiglia, che si attendeva un miglioramento imminente.

La Procura di Ivrea, nella persona del sostituto procuratore Valentina Bossi, ha ordinato un’autopsia per fare luce sulle cause della morte e ha mantenuto il massimo riserbo sulla vicenda. Anche la casa di riposo Vernetti, attraverso una breve dichiarazione, ha sottolineato che «il paziente ha goduto di tutte le cure richieste».

Tuttavia, emergono ipotesi preoccupanti, tra cui quella di un possibile ritardo nella trasmissione dei referti medici che potrebbe aver compromesso la tempestività delle cure necessarie.

Il fascicolo aperto lascia intendere che ci siano punti ancora poco chiari su cui gli inquirenti stanno concentrando la loro attenzione, mentre la comunità si stringe attorno alla compagna di Cappelletti, Giorgia, con la quale, nel 2014, aveva aperto il ristorante-rifugio Santa Pulenta, nella frazione di Cambrelle.

Dopo il successo ottenuto nel mondo delle discoteche, con la gestione di diversi locali, soprattutto in Valle d’Aosta, Cappelletti era tornato a Locana per dedicarsi alla ristorazione, costruendo una nuova attività, stavolta a contatto con la natura.

Per il momento, però, la famiglia e la comunità devono attendere l’esito delle indagini, che determineranno quando si potranno finalmente svolgere i funerali. Una tragedia che ha lasciato tutti con il fiato sospeso e che ora attende di essere chiarita dagli accertamenti della Procura, nel tentativo di dare una risposta a un dramma che ha colpito un imprenditore molto conosciuto e amato nel territorio.

Uno dei suoi cittadini più conosciuti (di Caterina Ceresa)

Locana ha perso nei giorni scorsi uno dei suoi cittadini più conosciuti: Ennio Cappelletti, deceduto a soli 69 anni. La sua notorietà era dovuta nell’ultimo decennio all’avventura del Rifugio Santa Pulenta di Borgata Cambrelle, ma era iniziata molto tempo prima, come gestore di una discoteca assai frequentata nei primi Anni Ottanta. Il locale che aveva aperto, il “Play BacK”, era collocato all’uscita dell’abitato, lungo la strada per Rosone, ed era uno dei più in voga fra i giovani dell’Alto Canavese che il sabato sera volevano trascorrerlo lì, malgrado le difficoltà per raggiungerlo in assenza di mezzi pubblici: chi non aveva ancora l’età della patente spesso ricorreva all’autostop. La sala da ballo era situata nel piano interrato; a livello della strada era invece in funzione un apprezzato ristorante.

In seguito Cappelletti si era trasferito altrove, sempre impegnato nei medesimi settori: aveva gestito dei locali in Valle d’Aosta e per diverso tempo non si era più sentito parlare di lui. Poi una nuova svolta, con l’avvio nel 2014 di un’altra attività commerciale, molto diversa da quella di trent’anni prima ed in sintonia con l’affermarsi di un diverso modo di guardare al tempo libero da parte dei potenziali clienti: non più il rumore e la confusione ma il contatto con la natura in un contesto rasserenante.

Insieme alla moglie Giorgia ed ai figli, si era impegnato nella sistemazione di quello che era un rifugio sui generis, poco rassomigliante ai modelli – alquanto spartani – tipici delle vallate piemontesi: l’edificio, che comprendeva il bar-ristorante ed un numero contenuto di posti-letto, era molto accogliente ed arredato con cura dei particolari. Il contesto era invidiabile: il “Santa Pulenta” è infatti situato in una borgata di Locana, quella di Cambrelle, abbandonata da decenni e raggiungibile solo a piedi o in fuoristrada (per gli autorizzati) attraverso una pista.

Uno degli ultimi Natali al rifugio Santa Pulenta di Locana

Non esistevano altri fabbricati abitati ed abitabili ma solo vecchie case semidiroccate costruite a fianco del sentiero che sale verso i laghi Boiret e di Pratofiorito. In assenza di escursionisti e di ospiti regnavano la tranquillità ed il silenzio. Così i clienti erano di diverso tipo: c’erano quelli che si recavano al “Santa Pulenta” per consumare un pasto di eccellente qualità ed incentrato sulle tradizioni culinarie locali e quelli che vi si fermavano a mangiare o a dormire nell’ambito di escursioni più impegnative. L’accoglienza era cordiale ed amichevole nei confronti di tutti e, nelle giornate di scarso affollamento, poteva capitare di entrare per un caffè durante una breve sosta e fermarsi invece a chiacchierare per mezz’ora.

Giorgia, che aveva lavorato a lungo come architetto prima di cambiare vita, aveva provveduto personalmente alla progettazione e ne era orgogliosa: aveva anche scritto una fiaba ambientata a Cambrelle ed ispirata alla storia della borgata. Ennio si offriva di andare a prendere con il fuoristrada i clienti che avessero problemi nel camminare o che semplicemente non avessero voglia di farlo.

Vivere in un luogo fuori dal mondo non significava estraniarsi dalla vita sociale o dai problemi altrui. Giorgia si era candidata alle elezioni comunali del 2019 ed era stata eletta; entrambi si erano prodigati negli anni per la figlioccia di lei, una bimba con problemi gravissimi ai reni, organizzando in più occasioni delle raccolte-fondi.

Un destino triste ha accomunato i due coniugi: entrambi sono morti precocemente, a distanza di appena quattro anni l’uno dall’altra. Anche il futuro del “Santa Pulenta” è incerto: la scorsa estate il rifugio non ha aperto ed è stato messo in vendita.

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