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Decollato da Malpensa
21 Luglio 2024 - 08:00
Il Boeing 777 della compagnia cilena Latam
SANTHIA'. Da qualche giorno si parla delle possibili conseguenze di quanto accaduto nella giornata del 9 luglio nei cieli del Vercellese.
Intorno alle 13,30, all'aeroporto di Malpensa, un Boeing 777-32W della compagnia aerea cilena Latam Airlines, diretto a San Paolo del Brasile con trecento passeggeri a bordo, in fase di decollo ha effettuato quello che in linguaggio aeronautico si definisce tail strike: la coda dell'aereo ha strisciato per alcune decine di metri sulla pista prima di alzarsi da terra, come si vede nel filmato registrato da una videocamera dell'aeroporto.
Questo tipo di incidente può causare danni significativi alla struttura dell’aereo, compromettendone l’integrità e la sicurezza. Durante un tail strike, infatti, la parte inferiore della fusoliera posteriore, inclusa la coda, subisce un impatto diretto con il suolo, causando abrasioni, deformazioni e, in casi più gravi, la rottura della struttura.
In questi casi per poter verificare eventuali danni l'aereo viene fatto rientrare allo scalo di partenza, non prima però di fare un fuel dumping, uno scarico di carburante per alleggerirsi.
L'aereo è salito fino alla quota di 1525 metri, entrando in un circuito di attesa. Circa un quarto d'ora dopo – come si vede dal tracciato di flightradar – i piloti l'hanno portato in una zona ad ovest ddi Vercelli, nei pressi di Santhià, e raggiunta quota 1830 metri (non i 2000 previsti dal protocollo di sicurezza) hanno eseguito il fuel dump.
Quanto cherosene avio è stato scaricato in aria dall'aereo durante questa operazione? Per un volo tra Italia e Brasile i sebatoi vengono riempiti con circa 50 mila litri (90 tonnellate, su una capacità complessiva di 135).
Alcuni cittadini di Santhià, Borgo d'Ale, Crova e Tronzano hanno riferito che nella zona l’aria è divenuta irrespirabile e ha provocato irritazioni alle vie respiratorie.
I comitati chiedono chiarezza. L'accaduto ha provocato la reazione dell'Unione dei comitati dell'Alta Valle del Ticino, che ora chiedono chiarezza al Governo e la partecipazione ad una commissione aeroportuale specifica; tra le richieste, anche quella di far luce sullo scarico di carburante, «avvenuto sul Piemonte e non sul golfo di Genova (luogo deputato dalle procedure standard, ndr), e probabilmente in una zona di risaie».
L'Enav: tutto regolare. L'Enav, società italiana per l'assistenza e il controllo del traffico aereo, garantisce invece che «tutto si è svolto nel rispetto delle normative internazionali previste nei casi di emergenza». L'ente precisa che lo scarico del carburante è stato eseguito al di sopra della quota minima prevista, 6000 piedi (poco meno di due chilometri di altezza), e senza alcun traffico di altri velivoli al di sotto. «A quella quota – spiegano da Enav – il carburante si disperde nell'aria: non arriva a terra una “pioggia di carburante”, perché viene tutto vaporizzato». In ogni caso «era in corso un'emergenza, tanto che l'aeroporto di Malpensa era stato chiuso temporaneamente. Il velivolo ha scaricato carburante nel rispetto delle norme previste. Oltretutto c'è da considerare che si trattava di tutelare la sicurezza di 300 persone».
«Volava troppo basso». Una ricostruzione che l'Unione dei comitati dell'Alta Valle Ticino, analizzando i tracciati radar, contesta: «Dopo aver raggiunto la quota di 5000 piedi ha mantenuto la quota di circuitazione per il fuel dumping di soli 6000 piedi. Tale quota è inferiore a quella minima utilizzata (10-15.000 piedi) necessaria ad agevolare l’evaporazione e dispersione in atmosfera. L’operazione di scarico carburante, almeno nelle aree del Vercellese, è stata documentata da video e sonori, che hanno rilevato il velivolo in volo e il classico odore tossico delle sostanze non vaporizzate che arrivavano al suolo».
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