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Cronaca
14 Luglio 2024 - 12:11
L'agente ferito in carcere a Ivrea
Il clima di tensione e violenza all'interno della casa circondariale di Ivrea continua a destare preoccupazione. Nella giornata di ieri, intorno alle ore 17:00, un detenuto ha aggredito un agente di polizia penitenziaria di servizio, colpendolo violentemente al sopracciglio senza alcuna apparente ragione. L'incidente si è verificato al rientro del detenuto da una visita medica esterna.
Il personale di servizio è intervenuto prontamente e con grande professionalità, riuscendo a evitare conseguenze peggiori. Tuttavia, l'episodio mette in luce ancora una volta le gravi problematiche che affliggono l'istituto penitenziario di Ivrea, che da anni opera senza un comandante di reparto titolare.
Il Segretario Generale dell'Osapp, Leo Beneduci, ha rilasciato una dichiarazione forte e preoccupante: "Oramai non abbiamo più parole per commentare tanta gratuita violenza in danno del personale di polizia penitenziaria in servizio negli istituti di pena italiani. È necessario ed urgente dichiarare lo stato di emergenza delle carceri italiane."

L'agente ferito
Beneduci ha poi criticato duramente le misure adottate fino ad ora: "Basta slogan come ad esempio: regole di ingaggio, istituzione GIR, protocolli operativi (totalmente falliti) etc. Servono fatti concreti perché a dire il vero, di chiacchiere ne abbiamo sentite già tante e di fatti ad oggi nulla ed a rimetterci è sola la Polizia penitenziaria totalmente abbandonata a se stessa".
Queste parole evidenziano la frustrazione e il senso di abbandono che pervadono il corpo di polizia penitenziaria, costretto a operare in condizioni di estrema difficoltà e pericolo. La situazione alla casa circondariale di Ivrea è solo un esempio delle criticità diffuse nel sistema carcerario italiano, che richiede interventi urgenti e risolutivi per garantire la sicurezza e il benessere sia del personale che dei detenuti.
L'Osapp chiede azioni concrete e immediate per affrontare l'emergenza nelle carceri. La richiesta è di mettere in atto misure efficaci per prevenire ulteriori episodi di violenza e garantire un ambiente di lavoro sicuro per gli agenti di polizia penitenziaria.
Tra le proposte vi è la nomina di comandanti di reparto titolari, l'adozione di protocolli operativi realmente efficaci e il rafforzamento delle risorse a disposizione del personale.
Il quadro che emerge è quello di un sistema penitenziario in grave crisi, dove la mancanza di leadership e di supporto adeguato rende impossibile gestire situazioni critiche in modo efficace. La violenza nei confronti del personale penitenziario non può e non deve essere tollerata, e richiede una risposta immediata e decisa da parte delle istituzioni.
La situazione alla casa circondariale di Ivrea è emblematica delle difficoltà che affliggono il sistema carcerario italiano. È essenziale che le autorità competenti intervengano con urgenza per risolvere queste criticità e garantire condizioni di sicurezza adeguate per tutti coloro che operano e vivono all'interno degli istituti di pena.
"Le carceri piemontesi scoppiano, letteralmente, in violazione dei diritti dei detenuti e di chi ci lavora. Lo denunciamo da decenni e da decenni chiediamo che la politica smetta di utilizzare la detenzione per mettere la polvere sotto il tappeto, come un'immensa discarica umana. I suicidi record di questo 2024 sono solo la punta di un enorme iceberg che è rappresentato da un sistema carcerario al collasso".

Lo scrive in una nota l'Associazione radicale Adelaide Aglietta, che sottolinea: "Il Parlamento in questo inizio d'estate ha un'occasione: approvare il disegno di legge Giachetti-Bernardini sulla liberazione anticipata. Di fronte al fallimento delle politiche sul carcere servono provvedimenti che sappiano incidere e possano contribuire a riportare nell'alveo della legalità ciò che oggi è fuorilegge".
L'associazione annuncia che il 15 luglio affronterà "il problema partendo da un caso specifico, da un esempio incredibile: la storia di Marco Sorbara (assessore ad Aosta e consigliere regionale in Valle d'Aosta) si è chiusa con la piena assoluzione e con il riconoscimento - un anno fa - da parte della suprema Corte di Cassazione della sua totale estraneità ai fatti a lui imputati. L'odissea umana che ha subito - prosegue l'associazione a proposito dell'accusa che gli era costata 909 giorni agli arresti e una condanna in primo grado a dieci anni di reclusione - occorre conoscerla, sentirla dalla sua viva voce. Noi lo faremo insieme a lui come lo abbiamo fatto in questi mesi e anni con l'associazione Nessuno Tocchi Caino, nelle carceri, nelle piazze, nelle istituzioni".
Nell'inferno delle carceri italiane, dopo i suicidi e le rivolte, sotto i riflettori finiscono adesso anche le ordinanze della magistratura di sorveglianza, che respinge i ricorsi dei reclusi contro la situazione di degrado degli istituti.
Partiranno nelle prossime ore gli accertamenti del Garante dei detenuti su una serie di ricorsi rigettati in cui si chiedevano liberazione anticipata, sconto di pena o risarcimento dei danni presentati da vari detenuti nel carcere di Sollicciano a Firenze. Il Garante si è soffermato in particolare su un'ordinanza in cui si legge: "Con riferimento alla mancanza di acqua calda nel lavandino che si trova all'interno delle camere detentive, ritiene questo magistrato che la fornitura di acqua calda all'interno della cella non sia un diritto essenziale garantito al detenuto, ma una fornitura che si può pretendere solo in strutture alberghiere".
Verifiche saranno avviate anche sul rigetto della richiesta di liberazione anticipata di un recluso che in passato aveva tentato il suicidio. La motivazione del respingimento sarebbe dovuta al fatto che "il tentativo di togliersi la vita mediante impiccagione è incompatibile con il presupposto della liberazione anticipata che è la partecipazione all'opera rieducativa".

Sono centinaia i ricorsi da parte di detenuti nella casa circondariale di Firenze, i quali lamentano di trovarsi da diversi anni in condizioni inaccettabili e per questo hanno chiesto sconti di pena, alcuni dei quali sono stati accolti proprio perché ne sono state riconosciute le motivazioni ai sensi dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, che vieta il "trattamento inumano e degradante".
Proprio il 5 luglio scorso c'era stata una rivolta nello stesso carcere fiorentino di Sollicciano, seguita da quelle negli istituti di Viterbo, Trento, Vercelli e Brissogne: quattro proteste violente nell'ultima settimana, con materassi bruciati, devastazioni e alcuni agenti feriti. A Trieste il giorno successivo alla rivolta un detenuto è morto per overdose, dopo il saccheggio dell' infermeria, dalla quale erano stati portati via grossi quantitativi di metadone. Il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo, ha invece annunciato il cinquantottesimo suicidio di un recluso nel carcere di Verona, il sesto in un anno nello stesso penitenziario, che al momento in questo senso detiene il record negativo tra gli istituti italiani.
"È una ecatombe senza interruzione. Oramai siamo destinati ad assistere inermi a morte e violenze", commenta il sindacalista. Sul fronte politico, dopo il decreto 'Carcere sicuro' approvato dieci giorni fa dal governo - che punta a semplificare le procedure, accelerare la burocrazia e umanizzare gli istituti garantendo anche l'alternatività della pena in comunità - il 23 luglio sarà discussa alla Camera la proposta di legge Giachetti, che punta alla modifica del sistema di detrazione di pena per la liberazione anticipata dei detenuti (da 45 a 60 giorni per ogni semestre di pena scontata). La misura è anche contenuta in un emendamento allo stesso decreto carceri al Senato. "Sulla nostra proposta aspettiamo di capire quale sarà la posizione della maggioranza. Se non ci saranno aperture in questo senso sarà inevitabile passare alla parte giudiziaria", sostiene il deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, il quale già qualche giorno fa aveva annunciato l'ipotesi di una "denuncia al ministro della Giustizia perché se non si impedisce questa emergenza, prendendo decisioni concrete, lui sarà per noi responsabile".
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