Cerca

Cronaca

Riaffiora un'auto dalle acque del Canale

A Castelrosso di Chivasso un'Alfa Romeo Giulietta spunta dal Cavour in località Poasso

Chivasso

L'auto incastrata sotto l'arcata del ponte in frazione Castelrosso di Chivasso

Un’auto incastrata sotto le arcate di un ponte a Castelrosso. E’ lo “spettacolo” offerto dalla secca del canale Cavour in questi giorni.

Tra gli alberi e gli arbusti portati dal corso d’acqua e incastrati sotto l’arcata del ponte che porta in regione Poasso, c’è anche un’Alfa Romeo Giulietta. 

Se ne sono accorti quanti fanno jogging o semplicemente una passeggiata con il cane lungo l’argine del Cavour. 

L'Alfa Romeo Giulietta incastrata sotto l'arcata del Canale Cavour a Castelrosso

Uno di questi ha inviato una foto alla nostra redazione.

Dalle forze dell’ordine si apprende che l’auto risulta rubata e che presto verrà rimossa, non appena il livello dell’acqua si abbasserà ulteriormente per consentire l’intervento dei vigili del fuoco che hanno già effettuato un sopralluogo in zona.

Non è la prima volta che la secca del canale Cavour restituisce auto, mezzi di trasporto vari o persino armi.

In frazione Castelrosso di Chivasso, ad esempio, lo scorso ottobre dalle acque del canale era riaffiorata un’Ape Car.

L'Ape Car recuperata a Castelrosso nelle acque del Canale 

Il motocarro era in acqua da parecchio tempo e per recuperarlo erano intervenuti i Vigili del Fuoco con i sommozzatori e un elicottero, perché si pensava che nell'abitacolo ci potesse essere una persona.

Fortunatamente, fu un falso allarme.

Una volta recuperata, però, l'Ape Car venne lasciata momentaneamente di fianco al canale dalle forze dell’ordine: qualche "buontempone" pensò bene - pardon, male - di ributtarlo in acqua costringendo così i vigili del fuoco ad un secondo intervento.

Nell’aprile 2023, per cause che restano un mistero, una Fiat Panda condotta da un 40enne di Monteu da Po scivolò nelle acque del Cavour a Verolengo. 

La Fiat Panda nel Canale

L’uomo rimase per tutta la notte a “vegliare” l’auto seduto sul bordo del canale. Non riusciva a chiamare i soccorsi.

A contattare i vigili del fuoco fu una donna che stava facendo jogging alle prime luce dell'alba.

In un’altra occasione, invece, nel marzo scorso la secca del Canale Cavour restituì, in località Arborea di Verolengo, cinque fucili e almeno una cinquantina di munizioni di vario calibro. 

A segnalare la presenza delle armi ai carabinieri di Chivasso fu un passante.

Ma di chi erano quelle armi? Non si sa.

Sommozzatori all'opera nelle acque del Canale Cavour

La pista più intuitiva è quella che porta alla criminalità organizzata e, in questo caso, alla ‘ndrangheta la cui presenza nel chivassese è stata ampiamente documentata dalle inchieste Minotauro (2011), Colpo di Coda (2012) e Platinum Dia (2022). 

La 'ndrangheta è una delle organizzazioni criminali più potenti e pericolose in Italia e la sua attività si estende a livello nazionale e internazionale.

Ha una forte presenza nel nord e in Piemonte dove ha infiltrato molte attività economiche e commerciali, e dove gestisce attività illegali come il traffico di droga, l'estorsione e il riciclaggio di denaro sporco.

Nel corso degli anni, le forze dell'ordine italiane hanno scoperto diversi depositi di armi abbandonati dalla ‘ndrangheta:  nel 2018, ad esempio, è stata scoperta una grande quantità di armi e munizioni in un garage a Milano, nel quartiere di Lambrate.

Altri casi simili sono stati segnalati in Piemonte e in Emilia-Romagna. In alcuni di questi le armi abbandonate erano armi da fuoco di vario tipo, spesso con la matricola abrasa o rimossa, il che suggerisce che fossero armi illegali utilizzate dalla criminalità organizzata.

Ci sono stati diversi casi documentati in cui sono state recuperate armi da fiumi o canali, che sono state successivamente associate alla 'ndrangheta o ad altre organizzazioni criminali.

Ad esempio, nel 2017 è stata scoperta una pistola semi-automatica calibro 9 mm nel fiume Lambro, vicino a Milano. L'arma era stata rubata in Svizzera e si ritiene che fosse stata utilizzata dalla ‘ndrangheta.

Il recupero delle armi da parte delle autorità può essere un'importante fonte di informazioni per le indagini sulla criminalità organizzata e sulla sua attività.

Nel 2014 la polizia italiana aveva recuperato un fucile a canne mozze e una pistola nel fiume Po vicino alla città di Cremona. Le armi, che avevano le matricole abrase, sono state successivamente associate a una serie di rapine compiute in diverse parti del nord Italia. Grazie al recupero delle armi, la polizia ha potuto ricostruire l'origine delle armi e la rete criminale che le aveva utilizzate per le rapine.

I ritrovamenti delle armi nei fiumi sono un’eventualità non così rara.

Nel 2018, a Torino, le armi sono state scoperte da un gruppo di volontari che stava effettuando una pulizia del fiume: il gruppo trovò fucili e pistole nel letto del Po.

A Milano, nel Lambro, la scoperta fu di un gruppo di pescatori: era il 2019.

A Pordenone, nel 2021, nel Nocello furono addirittura i sommozzatori a riportare alla luce alcune armi da fuoco.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori