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Cronaca

Droga e telefonini nel carcere canavesano: nei guai i detenuti

Il caso al carcere di Ivrea: i detenuti sono stati denunciati

Droga (foto di repertorio)

Droga (foto di repertorio)

La polizia penitenziaria della casa circondariale di Ivrea (Torino) ha condotto ieri un'operazione mirata a contrastare il traffico interno di sostanze stupefacenti e telefoni cellulari.

Durante le perquisizioni eseguite dagli agenti sono stati sequestrati a detenuti romeni, italiani e marocchini un telefono cellulare smartphone perfettamente funzionante, che un detenuto utilizzava in bagno per telefonare, e alcuni grammi di stupefacente, presumibilmente hashish, all'interno di diverse celle, nascosto tra il tabacco utilizzato per le sigarette.

A darne notizia è il sindacato autonomo della polizia penitenziaria Osapp, che si è complimentato con gli agenti che hanno condotto i controlli. I detenuti trovati in possesso di droga e telefoni sono stati denunciati.

Il precedente: il detenuto aveva la cocaina nelle mutande

Era già successo dieci giorni fa, quando gli agenti della polizia penitenziaria di Ivrea avevano denunciato un detenuto egiziano in possesso di cocaina, rinvenuta nascosta all'interno dei suoi slip. L'operazione è emersa grazie a un accurato monitoraggio sulla popolazione carceraria, teso a contrastare l'ingresso, il consumo e il traffico di sostanze stupefacenti.

L'incidente ha sollevato preoccupazioni sulle misure di sicurezza all'interno della casa circondariale di Ivrea, specialmente in considerazione della mancanza da mesi di un direttore titolare.

Il segretario regionale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, Vicente Santilli, aveva commentato l'operazione, evidenziando l'abnegazione del personale in servizio a Ivrea. Aveva sottolineato la forte motivazione e il grande senso del dovere dimostrati dagli agenti nonostante la carenza di una figura direttiva.

Un altro episodio al carcere di Ivrea

Il sindacato aveva poi rivolto un appello all'amministrazione penitenziaria nazionale e regionale, chiedendo l'assegnazione quanto prima di vertici titolari alla casa circondariale eporediese per affrontare la crescente sfida del traffico di droga in carcere.

Inutile non sottolineare come il fatto abbia suscitato ulteriori domande sulla sicurezza all'interno delle carceri italiane e sull'efficacia delle misure di contrasto al traffico di stupefacenti in un contesto detentivo.

Resta da vedere come le autorità penitenziarie risponderanno a questa nuova sfida e quali misure verranno adottate per prevenire il traffico di droga all'interno delle strutture penitenziarie italiane.

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