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Lutti

Addio al più anziano abitante del paese di montagna

Conosciuto da tutti come Pinotu, Giuseppe Castagneri era il papà del sindaco di Balme

Giuseppe Castagneri

Giuseppe Castagneri

Se n'è andato il 5 novembre a 88 anni Giuseppe Castagneri, per tutti Pinotu. Giuseppe era una "bella figura di montanaro gentile, appassionato dei suoi luoghi e del suo lavoro" come lo ricorda Gianni, sindaco di Balme, uno dei tre figli assieme a Claudio e Daniele.

In seguito alla scomparsa della moglie avvenuta due anni fa aveva continuato nella sua attività di allevatore e aveva seguito il ritmo delle stagioni e i relativi stadi di monticazione. Dopo aver trascorso l'estate al Pian della Mussa a metà ottobre era sceso all'alpe Arbosetta, sopra la frazione Cornetti.

Nel corso della sua vita era stato alpino durante la leva militare e poi per lungo tempo volontario del soccorso alpino e cacciatore. Era attualmente il più anziano abitante di Balme.

"Ci ha lasciati Pinotu, papà di Gianni il Sindaco di Balme - ha scritto sui social il consigliere di minoranza Mauro Marucco -. Lo ricordo con affetto: ha fatto parte del Soccorso Alpino. Era una bella persona, ieri era ancora all'Arbosetta a guardare i suoi animali che erano la sua vita, mi ricordo oltre 50 anni fa quando c'era da soccorrere un infortunato era sempre pronto, usciva dalla stalla andava a cambiarsi in qualsiasi ora di giorno e di notte e partiva: un meraviglioso uomo di montagna, molto riservato di poche parole ma sempre efficaci. Ciao Pinotu, guarderai le tue montagne dall'alto".

Il ricordo di chi l'ha conosciuto
Ed ecco il ricordo del cittadino di Balme Eugenio Comanducci, pubblicato sui social network:
Era una di quelle giornate invernali in cui la neve cadeva dolcemente, avvolgendo le montagne in un manto di pura magia. Era forse il momento giusto per salutare e ritirarsi, ma le montagne e i ricordi del passato chiamavano ancora con forza. Ciao Pinotu, un uomo che ha incarnato l'anima e la forza del nostro amato borgo, i Cornetti.
Era l'archetipo dell'uomo di montagna, legato ai pascoli dell'Arbosetta e del Pian della Mussa, e ai suoi amati animali. Anche dopo la perdita dell'amata Franca, Pinotu ha continuato a vivere con una determinazione invidiabile, seguendo i ritmi degli animali, delle stagioni e del giorno e della notte.
La sua presenza era un faro di saggezza e umanità in un mondo che cambia troppo rapidamente. Ricordo i giorni d'infanzia quando Pinotu, insieme a suo fratello Michele e a Franca, ci ha permesso di scoprire l'ebbrezza dello sci, noi insieme a migliaia di torinesi. 

La luce delle stelle del mattino rispecchiava la magia della neve fresca, e i ricordi scivolavano dolcemente nel mio cuore. Nonostante il freddo avesse finalmente fatto il suo ingresso, lo sguardo era ancora rivolto alle nostre imponenti montagne. Le cime della Bessanese si delineavano debolmente nella tormenta, e immaginavo Pinotu, al mattino appena arrivato dai Cornetti, facendo una breve sosta da Michele, prima di iniziare la sua giornata. 
Noi, giovani sciatori pazzi, eravamo in attesa. 

Alberto, Bongo, Diana, Simonetta, Isacco, Lionello, Ermanno, Silvana, Susanna, Paolo, Sandro, eravamo la sua compagnia ribelle. Pinotu aveva il compito di contenere la nostra esuberanza nelle nostre avventure audaci. Non eravamo solo sciatori spericolati; quando la neve cadeva nei primi anni '70 e ci trovavamo lassù, diventavamo dei veri gatti delle nevi.

Senza mezzi meccanici, ma con Pinotu come conduttore, non avevamo nulla da invidiare alle altre stazioni sciistiche che usavano i mezzi Prinot, Leitner, noi la scaletta e dato che le precipitazioni erano abbondanti, prima di sciare, il riscaldamento era assicurato.

Erano anni meravigliosi, in cui i nostri sogni diventavano realtà, e Pinotu era il nostro architetto di avventure. Ci forniva le pale per costruire trampolini improvvisati, con l'obbligo di rimettere tutto in ordine una volta terminato il divertimento. Nel frattempo, noi ripristinavamo la pista nei punti critici. Pinotu era anche un membro del Soccorso Alpino, un grande soccorritore in un'epoca in cui le gambe e il fiato erano gli unici mezzi.
Ricordo le sue parole la sera in cui tornammo dopo aver recuperato Alberto. Ero alla Roja, e finalmente vedemmo arrivare la barella. Mi avvicinai ad Alberto, che ormai era soporoso, mentre aspettavamo l'ambulanza. Pinotu si avvicinò e mi pose una mano sulla spalla. "Vedrai che ce la fa..." disse con un tono di speranza e conforto che scaldò il mio cuore.
Grazie, Pinotu, grazie per averci permesso di vivere inverni e anni straordinari, grazie per aver donato alla nostra comunità tre figli che, come te, sono legati al territorio e impegnati per il bene comune. Ora, con Franca a tuo fianco, vegliate sulla vostra grande famiglia, e di tanto in tanto, dateci una mano dall'alto. Le montagne non saranno mai le stesse senza di voi.
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