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Cronaca

La truffa del primo reality LGBTQ brasiliano

Imprenditore querelato da 35 persone, raggiro di circa 2 milioni di euro

Truffa su reality brasiliano LGBTQ , denuncia ai pm di Biella

Truffa su reality brasiliano LGBTQ (foto d'archivio)

Investimenti in criptovalute, acquisto di spazi pubblicitari e videoconferenze per convincere i potenziali investitori a versare denaro per il primo reality LGBTQ da girare in Brasile per essere venduto a Netflix.

Sono questi gli ingredienti di una truffa che sarebbe stata architettata da un imprenditore di Biella e che è stata denunciata da 35 persone rappresentate da Afue, l'Associazione vittime di truffe finanziare internazionali di La Spezia.

Secondo l'esposto, presentato alla Procura della Repubblica di Biella, le vittime del raggiro sarebbero oltre un migliaio e circa 2 milioni di euro la somma sottratta illecitamente.

In base alla ricostruzione, l'imprenditore, che avrebbe avuto come socio un ex noto calciatore brasiliano, dal 2020 si è spacciato tramite vari canali social come un "esperto di finanza e nuove tecnologie". L'uomo avrebbe presentato a migliaia di persone una "piattaforma di scambio di criptovalute, che gli sarebbe costata 3 milioni di euro" per la quale cercava finanziatori.

Per meglio vendere il servizio avrebbe utilizzato anche nomi di imprenditori italiani conosciuti e vip, quali suoi partner.

"La raccolta fondi, di fatto illecita e non regolamentata" si legge nella denuncia, "prevedeva la vendita di quote del progetto del costo di 300 euro" ciascuna.

Nel 2021, l'imprenditore "ha lanciato un secondo progetto", denominato "fitbot", un "sistema di trading sull'arbitraggio di criptovalute" che avrebbe promesso "rendimenti a doppia cifra", che però nessuno ha ricevuto. Nel 2022 poi - prosegue la querela - ha lanciato un terzo progetto, acquistato da un ignaro investitore, denominato "Cruzeiro Colorido Reality", un programma TV da realizzare in Brasile, su un'isola privata, per raccontare la comunità LGBTQ".

Per raccogliere fondi, sempre stando alla denuncia, avrebbe vantato inesistenti accordi con la piattaforma streaming Netflix. Il denaro raccolto, infine, sarebbe stato interamente veicolato su fondi privati dello stesso imprenditore. Al momento la sua società risulterebbe "temporaneamente chiusa".

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