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Cronaca
23 Agosto 2023 - 14:19
È una storia di dolore quella che riguarda Mariuccia Zuin, una pensionata di San Benigno, la cui vita si è spezzata il venerdì scorso, 18 agosto, dopo un lento e struggente periodo di quattro anni vissuti in uno stato di coma indotto da una fatale puntura di calabrone.
La morte di Mariuccia, a detta dei familiari, può essere vista come un sollievo per lei, dopo una battaglia contro le conseguenze di un attacco che ha sconvolto la sua esistenza. Il drammatico evento risale al 2019, quando Mariuccia, impegnata in attività nella sua cantina, è stata improvvisamente aggredita da un grosso calabrone, che le ha inoculato un veleno pericoloso. La sua reazione allergica è stata così violenta da lasciare la donna in uno stato di salute piuttosto grave, dal quale non si è mai ripresa. Questi lunghi anni sono stati trascorsi tra le macchine salvavita dell'Rsa Virgo Pontes a Moncrivello, provincia di Vercelli, dove Mariuccia è rimasta in uno stato quasi vegetativo, riuscendo solo sporadicamente ad aprire e chiudere gli occhi.
Il marito Giuseppe Vecchia, sempre al suo fianco, ha testimoniato questi struggenti momenti, raccontando di come la sua amata moglie sia stata intrappolata in una lotta silenziosa per la sopravvivenza.
L'ultimo respiro di Mariuccia è stato esalato venerdì scorso, portando un termine a questa dolorosa lotta. La comunità di San Benigno si è riunita lunedì 21 agosto per i funerali, dove oltre al marito Giuseppe, Mariuccia lascia i figli Silvia e Eugenio con Silvia e la nipote Martina, insieme al fratello Luigi e a Renata, i figliocci Claudio e Roberta.
Sebbene il caso di Mariuccia sia raro, non è isolato nella triste realtà degli attacchi da imenotteri. Le statistiche indicano che ogni anno in Italia, su una popolazione di oltre 5 milioni di persone puntate da vespe, api e calabroni, si contano tra 10 e 20 decessi a causa delle complicazioni legate al veleno.
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