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Cronaca

Dalla Reggia al Polo Nord in bici? “No, me l’hanno rubata! Sono rimasto a piedi!”

Anche nel nord Europa i ladri non mancano

Dalla Reggia al Polo Nord in  bici? “No, me l’hanno rubata! Sono rimasto a piedi!”

Matteo Castella al confine con la Germania

Matteo Castella, un giovane ciclista torinese classe 1983, ha preso parte alla NorthCape4000, un’epica manifestazione ciclistica europea ad ultradistanza, con partenza da Venaria Reale e arrivo a Capo Nord. 

Non si trattava di una gara competitiva, ma di una sfida personale per completare il percorso di migliaia di chilometri fino alla meta nordica.

Per Castella, la NorthCape4000 aveva un significato speciale, poiché suo padre aveva compiuto un viaggio simile in macchina nel 1970, e Matteo desiderava rivivere quelle stesse emozioni a bordo della sua bicicletta. L’estate precedente, Matteo aveva raggiunto con successo Capo Nord, ma qualche mese dopo, suo padre fu colpito da una malattia, spingendo il giovane ciclista a iscriversi nuovamente alla manifestazione, questa volta con un intento più riflessivo.

Il 22 luglio scorso, con l’entusiasmo di 300 atleti provenienti da 42 nazioni diverse, la NorthCape4000 ha avuto inizio. Castella ha affrontato il percorso da Venaria a Capo Nord, passando per diverse tappe, tra cui Aosta, il Gran San Bernardo, Lausanne e Parigi, sempre in sella alla sua fedele bicicletta.

Tuttavia, l’undicesimo giorno ha segnato una svolta imprevista per Castella. 

Quando è arrivato a Copenaghen, ha chiesto all’albergo dove poter custodire la sua bicicletta, che aveva borse sopra e un certo valore affettivo. In genere, nei paesi nordici è consentito portare le biciclette in camera, ma questa volta è stato indirizzato a un garage sotto la hall dell’albergo. 

La partenza dalla Reggia di Venaria il 22 luglio

Purtroppo, al mattino successivo, la sua bicicletta era scomparsa.

Si torna a casa senza bici - ha scritto sul suo profilo Facebook - eh si, a Copenghen rubano le bici, lo sapevate?”.

Disperato, Matteo ha denunciato il furto e sperato nell’aiuto delle telecamere di sicurezza dell’albergo. Tuttavia, la situazione è stata descritta da lui stesso come “tragicomica”, poiché le autorità e l’albergo si sono rimbalzati la responsabilità di visionare i filmati, lasciando Matteo senza alcuna pista né aiuto concreto. 

Nonostante l’assistenza di un receptionist italiano che parlava inglese, la comunità non ha risposto all’appello per una raccolta fondi per sostituire la bicicletta rubata.

In un’amara ironia del destino, Castella è stato costretto a lasciare la Danimarca senza né la sua bici né alcuna registrazione delle telecamere di sicurezza. 

Più che soldi per comprare una bici - racconta in un’intervista al Corriere - rivorrei la mia bicicletta. Abbiamo sempre viaggiato insieme, in più è con quella che sono arrivato lo scorso anno a Capo Nord”.

La storia di Castella è un monito sulle insidie che i ciclisti possono incontrare durante queste avventure straordinarie, e un richiamo per una maggiore solidarietà e supporto tra gli appassionati di ciclismo in tutto il mondo.

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